Indagini in corso

Filippo Turetta, lo psichiatra Zanalda: "Infermità mentale? Si deve comprendere se..."

Filippo Turetta, l'ex fidanzato e omicida di Giulia Cecchettin, andava da uno psicologo presso lo sportello della Usl 6 Euganea prima di compiere il folle gesto?. A rivelarlo è stato Chi l’ha visto, il programma che si occupa di numerosi casi di cronaca e che è condotto da Federica Sciarelli. Stando a quanto si apprende, il giovane avrebbe chiesto l'aiuto di un professionista il 22 settembre, il 3, il 17 e il 27 ottobre e il 4 novembre. Sempre secondo quanto filtra, poi, avrebbe avuto in programma un’altra seduta il 17 novembre, quando si era già abbandonato a una fuga folle dopo aver ucciso la vittima. Intanto le indagini procedono. L'ipotesi più dibattuta è quella di una possibile richiesta, da parte della difesa di Turetta, di escludere la premeditazione e di tentare la strada della perizia psichiatrica. Lo psichiatra forense, Enrico Zanalda, presidente della Società di Psichiatria Forense, in un'intervista concessa a Today, ha risposto ad alcuni quesiti sulle procedure in corso e sugli esiti futuri.

 

 

Come si arriva a dichiarare l'infermità mentale? Zanalda ha risposto così: "È complessa la procedura ed è fondamentale che tali valutazioni vengano affidate a professionisti specializzati nel campo psichiatrico-forense. Dagli elementi desumibili del caso di Turetta, è più facile ipotizzare un disturbo di personalità che è diventato infermità penalmente rilevante dopo il 2005. L’iter prevede che in fase d’indagine il Pubblico Ministero può richiedere una consulenza tecnica psichiatrica per valutare la capacità di intendere e volere del reo/imputato al momento del fatto". Una volta individuata l’infermità mentale, "si deve comprendere se questa ha escluso o grandemente scemato la capacità di intendere e volere del soggetto al momento dei fatti". "L’infermità può essere una franca patologia di mente in cui è più facile arrivare a un accordo tra gli psichiatri che partecipano alla perizia. In altri casi vien riconosciuta come infermità mentale i disturbi di personalità in cui la rilevanza sul reato è più opinabile. Il consulente della difesa tende a sostenere una semi-infermità di mente mentre quello della procura una piena capacità", ha spiegato.

 

 

"In questi casi deve essere tenuta in grande considerazione la storia clinica del paziente, il funzionamento sociale fino al momento del fatto. Sono quei casi che giungono all’osservazione psichiatrica al momento del reato. In ogni caso, di grande importanza è la dinamica del delitto che deve essere correlata alla psicopatologia altrimenti, anche per un paziente psicotico, può esserci la piena capacità", ha proseguito. Quella dell'infermità mentale è stata da molti definita una via per raggiungere in maniera indiretta l'obiettivo di scagionare in parte il killer. Lo psichiatra forense è stato netto: "Non può essere considerata una scorciatoia ma un doveroso accertamento atto a definire la responsabilità dell’indagato/imputato attraverso una rigorosa metodologia. Questo avviene attraverso un’approfondita valutazione clinica-psichiatrica accompagnata da un’analisi psichiatrico-forense della possibile relazione tra stato di mente alterato dall’infermità e il delitto commesso".