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Governo, ratificato l'accordo: quali migranti andranno in Albania

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Due settimane dopo le comunicazioni a Montecitorio del ministro degli Esteri, Antonio Tajani, il Consiglio dei ministri ha approvato il ddl di ratifica dell'intesa siglata tra Italia e Albania lo scorso 6 novembre per il rafforzamento della cooperazione bilaterale 'in materia di gestione dei flussi migratori provenienti da Paesi terzi, in conformità al diritto internazionale e a quello europeo'. "Il governo intende sottoporre in tempi rapidi alle Camere un disegno di legge che contenga anche le norme e gli stanziamenti necessari all'attuazione del Protocollo", aveva spiegato il titolare della Farnesina rispondendo alle critiche dell'opposizione, sul piede di guerra sia per i contenuti dell'accordo firmato sull'asse Roma-Tirana sia per il mancato passaggio in Aula previsto in un primo momento dall'esecutivo. Dopo il via libera in Cdm, Tajani ha spiegato che il costo annuale dell'accordo sarà "sotto i 200 milioni di euro. Molti di meno di quelli sequestrati dalla Guardia di Finanza per un cattivo uso del superbonus". Riguardo invece all'iter parlamentare del provvedimento, il vicepremier si è detto fiducioso che non sarà "difficile". "C'è una maggioranza solida, ci sarà dibattito e sono convinto che alla fine il testo verrà approvato".

 

Il protocollo prevede la realizzazione di due strutture sul territorio albanese sottoposte alla giurisdizione italiana, una presso il porto di Shengjin e un'altra nell'area interna di Gjader. Il testo approvato in Cdm autorizza alla ratifica del protocollo, ne ordina l'esecuzione e introduce disposizioni di coordinamento, di organizzazione, in materia di personale e di spese, di giurisdizione e per l'individuazione della legge applicabile, anche penale sostanziale e processuale penale. Nella sintesi del provvedimento fornita nel comunicato finale del Cdm si legge che "nelle aree albanesi potranno essere condotti esclusivamente i migranti imbarcati su mezzi delle autorità italiane all'esterno del mare territoriale italiano o di altri Stati membri dell'Unione Europea. Nei confronti di tali migranti è sancita l'applicazione della disciplina italiana (e, quindi, europea) in materia di immigrazione e di ammissione degli stranieri nel territorio nazionale, con contestuale individuazione esplicita della competenza del Tribunale di Roma". È previsto, inoltre, che "solo in casi eccezionali" sia possibile trasferire il migrante dalle strutture albanesi a strutture corrispondenti situate nel territorio italiano, "su disposizione del responsabile italiano del centro: in questi casi è comunque prevista la persistenza del titolo di trattenimento e la continuazione della procedura avviata, senza la necessità di avviarla ex novo". Si introduce poi "la clausola di equiparazione" delle aree previste dal protocollo alle zone di frontiera o di transito nelle quali si prevede l'espletamento delle procedure accelerate in frontiera. "Tali aree - viene sottolineato - sono assimilate rispettivamente agli hotspot e ai centri di permanenza per il rimpatrio di cui al Testo unico sull'immigrazione".

 

Nei confronti dei migranti presenti nelle strutture del protocollo, viene spiegato, "è garantito il rispetto di tutti i diritti previsti dalla disciplina generale (italiana ed europea) in materia". Per quanto riguarda la realizzazione e gestione delle strutture sul territorio albanese, queste vengono disciplinate dal ddl "prevedendo a tal fine una generale clausola di deroga, in materia di contratti pubblici, ad ogni disposizione di legge diversa da quella penale, del codice delle leggi antimafia e dei vincoli inderogabili derivanti dall'appartenenza all'Unione Europea". Rispetto alla disciplina amministrativa, "viene individuata la competenza del Prefetto, del Questore e della Commissione territoriale (con costituzione ad hoc di apposite sezioni) di Roma per i provvedimenti da adottare nei confronti dei migranti". Si prevede inoltre "la costituzione di un nucleo di coordinamento e raccordo alle dipendenze della Questura di Roma e, presso le strutture site in Albania, di un nucleo di polizia giudiziaria, di un nucleo di polizia penitenziaria e di un apposito ufficio di sanità marittima, aerea e di confine". Infine, col ddl di ratifica si stabilisce che il migrante che commette un delitto all'interno delle strutture del Protocollo sia punito secondo la legge italiana se vi è la richiesta del ministro della Giustizia.

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