L'Italia dice addio a Gulia Cecchettin. Il padre: "Deve essere il punto di svolta"
Un fiume di gente si è riversato in piazza a Padova davanti alla basilica di Santa Giustina dove si sono tenuti i funerali di Giulia Cecchettin, la 22enne uccisa dal suo ex fidanzato Filippo Turetta. C’è l’omaggio delle istituzioni, sono presenti il ministro della Giustizia, Carlo Nordio in rappresentanza del governo, il presidente della regione Veneto Luca Zaia e una quarantina di sindaci del Padovano, ma anche dal Veneto e dal Friuli. Ci sono le corone di fiori delle più alte cariche dello Stato e il pensiero del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella che, intervenendo al Quirinale, dedica un pensiero a Giulia sottolineando che «il valore e il rispetto della vita vanno riaffermati con determinazione in ogni ambito, questo va ribadito con forza nel momento in cui sono in corso i funerali».
Il commovente discorso del papà di Giulia. Poi la poesia: "Accettazione di ciò che non sarà"
Ma, sopra ogni cosa, c’è la presenza di oltre 10mila persone nella piazza, gente comune che segue i funerali da due maxi schermi, c’è il calore che abbraccia il dolore di papà Gino e della sorella Elena e del piccolo di casa, Davide. È un dolore composto il loro, sulle loro giacche puntato un fiocco rosso, simbolo della lotta alla violenza sulle donne. Lotta che il papà Gino porta avanti da quando, dopo 7 giorni di ansia e angoscia, ha scoperto che il destino toccato alla sua bambina era il più crudele: era stata uccisa da chi diceva di amarla.
«La sua morte può, anzi, deve essere il punto di svolta - dice Gino - per porre fine alla terribile piaga della violenza sulle donne», con la voglia di «trovare la forza di reagire per trasformare questa tragedia in una lotta per il cambiamento». Un lungo messaggio quello che Gino legge davanti alla bara bianca di sua figlia, coperta da rose bianche. Dal sagrato lancia un appello agli uomini perché «noi per primi dovremmo dimostrare di essere agenti di cambiamento contro la violenza di genere. Parliamo agli altri maschi che conosciamo, sfidando la cultura che tende a minimizzare la violenza da parte di uomini apparentemente normali», continua Gino che richiama la politica alle proprie responsabilità, chiedendo di «mettere da parte le differenze ideologiche per affrontare unitariamente il flagello della violenza di genere». Chiede alla sua bambina di aiutarlo, insieme a mamma Monica scomparsa un anno fa, a sopportare il dolore e di insegnargli «a danzare sotto la pioggia». La citazione è di una poesia di Khalil Gibran che Gino Cecchettin legge per «dare una reale rappresentazione di come bisognerebbe imparare a vivere».
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Giulia è diventata un simbolo e, nel suo nome, il vescovo di Padova, monsignor Claudio Cipolla, chiede ai giovani, durante l’omelia, di amare di più e meglio nella libertà e a tutti di non consentire più «atti di sopraffazione e di abuso». Poi il pensiero del vescovo corre veloce a Filippo Turetta, recluso nel carcere di Verona e alla sua famiglia chiedendo «la pace del cuore». Quando il feretro di Giulia lascia la basilica, ad accoglierlo c’è il lunghissimo applauso e il tintinnio di chiavi e campanelli delle migliaia di persone riunite, il ’minuto di rumore' che la sorella Elena aveva chiesto dopo aver scoperto cosa Filippo aveva fatto a Giulia.
A Saonara, paese natale della mamma di Giulia, si è svolta una seconda cerimonia funebre più intima. È nella chiesa di Saonara che Elena ricorda tutti i bei momenti passati con «la mia sorellina e la mia sorella maggiore». Elena piange e racconta che ora, quando guarda il cielo, vede Giulia «in mezzo alle stelle insieme alla mamma, so che sarai con me e continuerai a essere il mio angelo custode perché in fin dei conti lo sei sempre stata». Un corteo silenzioso infine accompagna Giulia nel viaggio verso il cimitero di Saonara, in sottofondo la canzone preferita della ragazza, la colonna sonora del film ’Il favoloso mondo di Amélie' composta da Yann Tiersen. Ora Giulia potrà riposare accanto a mamma Monica, morta a 51 anni dopo una brutta malattia, unite dal triste destino di aver lasciato il mondo troppo presto.