Giulia Cecchettin, la data dei funerali. Dall'autopsia nuove accuse per Turetta?
È finita nella notte, dopo 14 ore, l’autopsia di Giulia Cecchettin che si è svolta nell’Istituto di Medicina Legale dell’Università di Padova. Gli esperti hanno cercato di concludere gli accertamenti il più in fretta possibile per accelerare le procedure di restituzione del corpo alla sua famiglia desiderosa di salutare la ragazza. Col nulla osta della Procura di Venezia si potranno celebrare i funerali martedì a Padova dove sono attese migliaia di persone nella chiesa di Santa Giustina Maggiore in Prato della Valle.
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’esame di cui la Procura ha incaricato il medico legale Guido Viel ha confermato che Giulia è morta perché ha perso molto sangue a causa delle circa venti coltellate che le ha inferto Filippo Turetta, reo confesso. Il momento del decesso sarebbe da collocarsi intorno alle 23 e 40 nelle strade deserte di Fossò, durante la seconda fase aggressione dopo la prima, nel parcheggio di Vigonovo. Giulia ha cercato di scappare ma è stata colpita da una coltellata ed è caduta a terra. Non è stata però la caduta a farle perdere la vita, come si era anche ipotizzato, bensì lo shock emorragico determinato dall’«arma da taglio». L’autopsia avrebbe chiarito che Turetta non si è accanito sul corpo della 22enne dopo la sua morte, scrive il Corriere della sera, come dimostra l’assenza di «colpi post mortem». Esclusa quindi l'ipotesi che lo studente veneto possa essere accusato di vilipendio di cadavere. Tuttavia restano in piedi i sospetti sulla premeditazione, ma anche sull’aggravante della crudeltà. Avranno un peso in questo senso i risultati delle Tac effettuate sul corpo della ragazza.
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In sintesi, Giulia è morta per le coltellate subite da. Un fendente la colpisce sotto la scapola, come già indicato nell’ordinanza di custodia cautelare, ma non intacca o rescinde l’aorta. La ragazza che sognava di diventare illustratrice si è spenta poco prima della mezzanotte dell’11 novembre nella seconda fase dell’aggressione, tra le strade desolate di notte della zona industriale di Fossò, tra Padova e Venezia. Quindi era già morta quando l’ex fidanzato abbandona il corpo vicino al lago di Barcis, coperto con dei sacchi neri.
Turetta ieri è stato interrogato per nove ore al pm Andrea Petroni e ha proseguito di fatto la confessione iniziata con le dichiarazioni spontanee quando si era definito «affranto, dispiaciuto», pronto a «pagare» per le sue responsabilità. Ha raccontato cosa «è scattato» nella sua testa quella sera dopo mesi di prostrazione. In un audio alle amiche, diceva: «lui mi viene a dire cose del tipo che è superdepresso, che ha smesso di mangiare, che passa le giornate a guardare il soffitto, che pensa solo ad ammazzarsi, che vorrebbe morire». Nei prossimi giorni, Turetta potrebbe essere chiamato a completare la sua narrazione. Le accuse di omicidio aggravato dal vincolo affettivo, sequestro di persona e occultamento di cadavere potrebbero inasprirsi se, alla luce anche dei risultati dell’autopsia, dovessero essere contestate anche le aggravanti della premeditazione e della crudeltà.