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Cecchettin, "siamo all'assurdo". La frase del padre di Turetta crea un putiferio

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L'autopsia sul corpo di Giulia Cecchettin e l'interrogatorio con il pm di Filippo Turetta. È un giorno importante, venerdì primo dicembre, per le indagini sul femminicidio di Vigonovo che ha scosso l'Italia. L’avvocato del ragazzo, Giovanni Caruso, è entrato nel carcere e ha detto ai giornalisti: "Non parlerò nè adesso, né dopo l’interrogatorio". A parlare, nelle scorse ore, era stata la famiglia Turetta che non ha incontrato, come previsto, il figlio in carcere a Verona. Il padre Nicola ha detto a Chi l'ha visto? che Filippo avrebbe agito di impeto: "Forse voleva farle paura con il coltello, poi a lui è saltato l'embolo". Se ne parla a Storie Italiane, il programma condotto da Eleonora Daniele su Rai1.  

La criminologa Anna Vagli ritiene le  dichiarazioni della famiglia di Turetta una giustificazione inaccettabile. "I genitori sono delle vittime collaterali e nessuno lo mette in dubbio, però questa deresponsabilizzazione del figlio di fronte a quello che ha commesso" è sbagliata, "questa giustificazione" ha un "messaggio che passa", ed "è sbagliatissimo". 

 

La criminologa spiega che "Giulia purtroppo non era in grado di capire di essere in una relazione tossica". È possibile che neanche i genitori di Turetta avessero gli strumenti per capirlo. Ma da qui a far passare che "minacciare con un coltello è una cosa normale, stiamo veramente assurdo - continua Vagli - Io capisco il dolore dei genitori ma anche per aiutare il loro stesso figlio", ma devono fare tutto il possibile affinché Filippo "si assuma le sue responsabilità" e dirglielo "a telecamere spianate". Insomma, il discorso che è un "bravo ragazzo", rimarca l'esperta, non andava proprio fatto e questo tipo di affermazioni "non incentivano il figlio, magari, anche a collaborare". 

 

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