In carcere
Filippo Turetta e le ultime richieste: dai libri in cella all'incontro con i genitori
Un libro per bambini e una scarpa che manca. L'indagine sulla morte di Giulia Cecchettin punta anche a chiarire alcuni elementi relativi al contesto in cui venne trovato il corpo della ragazza, nella scarpata vicino al lago di Barcis. Una scarpa era nascosta nel fogliame, l'altra i carabinieri di Pordenone non sono ancora riusciti a trovarla. Giulia era scalza, a piedi nudi, con gli abiti coi quali era uscita dalla sua casa di Vigonovo. Accanto a lei, oltre al rotolo dei sacchi per coprire il corpo, era posato il libro per bambini «Anche i mostri si lavavano i denti» di Jessica Martinelli. La studentessa in ingegneria biomedica nutriva una grande passione per i fumetti tanto che aveva deciso di perfezionare il suo talento nel disegno alla Scuola di grafica di Reggio Emilia.
Forse la ragazza aveva acquistato il libro, destinato a bimbi di età superiore ai tre anni, per ispirarsi, o il volume le era stato regalato da Filippo Turetta. E proprio dei libri ha chiesto agli operatori penitenziari Filippo Turetta, nel suo primo giorno in un carcere italiano, quello di Verona. Il 22enne avrebbe poi chiesto di vedere i genitori. È sorvegliato a vista dagli agenti della polizia penitenziaria affinché non compia atti autolesionistici. Una precauzione determinata, viene spiegata, da due ragioni: dalla volontà di suicidarsi da lui manifestata prima della morte di Giulia Cecchettin e quando ha raccontato agli agenti tedeschi di avere pensato di farla finita ma di non averne avuto il coraggio e dal clamore mediatico dalla vicenda. Nelle carceri l'allarme è massimo dopo il pestaggio nel carcere di Sanremo di Alberto Scagni, condannato per avere ucciso la sorella. I detenuti per reati come quello che avrebbe commesso Turetta sono sorvegliati a vista perché possibili bersagli di violenza da parte di altri reclusi.
Oggi l'avvocato Giovanni Caruso, che lo assiste, andrà a recuperare il fascicolo in Procura a Venezia per studiare gli atti in vista dell'interrogatorio di domani, quando dovrà scegliere per Turetta l'opzione migliore in questa fase del procedimento: rispondere al gip , avvalersi della facoltà di non rispondere, rendere dichiarazioni spontanee. Intanto a Vigonovo prosegue la processione di persone che rendono omaggio a Giulia, lasciando fiori e messaggi sotto la gigantografia che la mostra in abito rosso e aria spensierata su un'altalena. A sostare sotto alla foto anche le attiviste del collettivo Artemisia al termine della loro «Passeggiata arrabbiata per Giulia e per tutte le altre». Ma il modo migliore per ricordarla, lo hanno scelto quattro studenti, due ragazzi e due ragazze, che hanno fermato a Vigonovo l'aggressione di un uomo di 71 anni contro la moglie e chiamato i carabinieri che lo hanno arrestato per maltrattamenti. «Abbiamo pensato subito a Giulia, non poteva succedere ancora» ha spiegato uno di loro, Alessandro, sedici anni.