Cecchettin, la proposta dello psicologo spiazza Maggioni: "Ho capito bene?"
Il femminicidio di Giulia Cecchettin da parte dell'ex fidanzato Filippo Turetta ha scosso in profondità l'Italia. Per la giovane età della ragazza, solo 22 anni. Ma forse anche perché per giorni si è sperato che la storia potesse avere un esito diverso rispetto ai tanti delitti analoghi di questi anni. In ogni caso, il caso Cecchettin può essere uno spartiacque nel contrasto alla violenza di genere. Con quali misure? Lo psicologo e psicoterapeuta Matteo Lancini ne ha parlato nel corso della puntata di domenica 26 novembre di In mezz'ora, il programma condotto da Monica Maggioni su Rai3. "Si parte dalla necessità di continuare a contrastare la violenza di genere e i retaggi di una cultura patriarcale del possesso maschile, ma si parte anche avendo in mente che bisogna integrare questo contrasto con delle novità senza precedenti che riguardano la costruzione identitaria delle nuove generazioni", spiega l'esperto.
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Il caso di Giulia fa emergere i problemi che interessano il mondo dei giovani. "Io credo che questo terribile avvenimento abbia colpito proprio perché non riesce a essere inquadrato solo attraverso questi aspetti - spiaga Lancini - negli ultimi 30 anni è cambiata l'idea della relazione, la costruzione identitaria delle nuove generazioni". E il tema della sessualità non è più così centrale. Gli ultimi studi, spiega lo psicologo, dimostrano che "la sessualità è in recessione per le nuove generazioni". Oggi i rapporti sessuali contano sempre meno per i giovani, spiega Lancini, perché "viviamo cercando uno sguardo nella mente dell'altro. Cioè si vive in funzione dello sguardo di ritorno". Insomma, è la percezione che abbiamo di noi stessi attraverso il rapporto con le altre persone. Su questo "ha contribuito anche internet, ed è un cambiamento sociale importante", tanto che "oggi bisogna fare una nuova prevenzione, una nuova educazione che tenga conto, come abbiamo visto nei delitti passionali, dei crolli identitari: c'è un vuoto identitario senza precedenti che diventa violenza". Dinamiche che sono legate ai "modelli educativi familiari e sociali". Lancini ricorda che oggi, rispetto al passato, ascoltiamo i figli molto di più. Ma c'è un "vuoto identitario" che ci spinge ad appoggiarci "alla mente dell'altro". "Bisogna introdurre delle educazioni che non sono all'affettività, alla sessualità e basta, ma" dedicate "all'identità e alla gestione dello sguardo dell'altro o della relazione di coppia".
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Maggioni chiede allora cosa si può fare, nel concreto, per invertire questa deriva. Per Lancini non serve "spegnere i cellulari", ma va chiesto ai figli "come va oggi in internet, facendo le domande giuste". "Ho capito bene, lei sta dicendo: smettetela di dire 'spegnete i cellulari'? - replica sorpresa la conduttrice - Ci hanno spiegato per anni che il tema era dirgli 'basta con quei cellulari e parla con me', invece lei ci porta da un'altra parte, in un terreno sconosciuto".
Lo psicologo allora spiega che "a furia di spegnere il cellulare a casa o a scuola abbiamo aumentato quello sguardo di ritorno, quel potere orientativo di due agenzie che non hanno mandato educativo, ossia "il gruppo dei pari" e "internet". Insomma, non basta spegnere per un po' i telefonini per rimuovere il problema. Il dialogo con i giovani va orientato sulle "domande giuste, quelle che riguardano il dolore, la fragilità, come ci si vede. Oggi davanti allo specchio non conta il corpo sessuale ma il corpo estetico, se hai delle violenze dentro di te - conclude Lancini - Noi silenziamo delle frasi dei nostri figli perché le troviamo disturbanti. Bisogna partire da questo e dall'educazione che già facciamo all'interno delle scuole da diversi anni". Parole che rappresentano un importante invito alla riflessione.