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Elena Cecchettin, il post su Giulia: "Filippo figlio sano del patriarcato"

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"Nessun uomo è buono se non fa nulla per smantellare la società che li privilegia tanto". Elena Cecchettin, sorella di Giulia, lo scrive in una in un post su Instagram diretto alla sorella nelal giornata internazionale per l'eliminazione della violenza sulle donne. La giovane si rivolge direttamente a Giulai Cecchettin, uccisa barbaramente dall'ex fidanzato Filippo Turetta, che martedì sarà interrogato dal gip di Venezia. "Questa casa, che fino a poco più di un anno fa era troppo piccola, ora sembra così vuota, così grande e spenta. Così il vuoto che mi porto dentro per la tua assenza. Così il vuoto di quando ti cerco per raccontarti di quello che mi succede, dimenticandomi che non ci sei più. Così grande, così incolmabile il vuoto che la tua assenza lascia dentro di me. Così grande la rabbia come il dolore nel realizzare che la tua assenza, la tua morte sono state causate da un individuo con un nome e un cognome", scrive Elena. 

 

"Un individuo che si è sentito autorizzato a portarti via da me. Un individuo che non è stato educato al consenso, al rispetto e alla libertà di scelta", scrive ancora la giovane. "Affinché nessuno più debba sentire il vuoto che sento io, il dolore lancinante che nel buio della mia camera sento incessantemente, dobbiamo reagire. Ci deve essere un cambiamento, una rivoluzione culturale, che insegni il rispetto, l’educazione, l’affettività. Che insegni ad accettare i no, che insegni che le donne non sono proprietà di nessuno", conclude il post.

 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

Un post condiviso da Elena (@siderealfire)

 

Il testo è accompagnato da una serie di slide che si aprono con la richiesta "Per Giulia non fate un minuto di silenzio, per Giulia bruciate tutto". Nella seconda, Elena Cecchettin torna a parlare di Filippo Turetta, accusato dell’omicidio di Giulia. "L’assassino di mia sorella viene spesso definito come mostro e invece morto non è. Un mostro è un’eccezione, una persona esterna alla società, una persona della quale la società non deve prendersi la responsabilità. E invece la responsabilità c’è. I ’mostri' non sono malati, sono figli sani del patriarcato, della cultura dello stupro".

 

In una terza slide Elena Cecchettin scrive che "viene spesso detto ’non tutti gli uomini', tutti gli uomini no, ma sono sempre uomini. Nessun uomo è buono se non fa nulla per smantellare la società che li privilegia tanto. È responsabilità degli uomini in questa società patriarcale dato il loro privilegio e il loro potere, educare e richiamare amici e colleghi non appena sentano il minimo accenno di violenza sessista. Ditelo a quell’amico che controlla la propria ragazza, ditelo a quel collega che fa catcalling alle passanti, rendiatevi ostili ai comportamenti del genere ormai accetti dalla società che non sono altri che il preludio del femminicidio".

"Il femminicidio è un omicidio di Stato perché lo stato non ci protegge. Il femminicidio non è un delitto passionale, è un delitto di potere", continua 
Elena Cecchettin che chiede "un’educazione sessuale e affettiva capillare, serve insegnare che l’amore non è possesso. Bisogna - conclude - finanziare i centri anti violenza e bisogna dare la possibilità di chiedere aiuto a chi ne ha bisogno". La sorella di Giulia continua così a puntare il dito contro la cultura patriarcale a suo dire dominante e sostrato in cui maturano le violenze sulle donne. 

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