il delitto di giulia
Filippo Turetta, la tesi del criminologo Picozzi spiazza Berlinguer. "Ho capito bene?"
Il femminicidio di Giulia Cecchettin non era prevedibile. Anche se non si è trattato di un raptus, uno scatto improvviso e incontrollabile che in realtà neanche esiste come fattispecie. Ma di un crimine d'odio. Lo psichiatra e criminologo Massimo Picozzi ospite di Bianca Berlinguer sottolinea alcuni aspetti significativi della vicenda della 22enne veneta barbaramente uccisa dall'ex fidanzato Filippo Turetta, arrestato dopo sette giorni di fuga in Germania.
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Nella puntata di È sempre Cartabianca di martedì 21 novembre la conduttrice chiede: ma il ragazzo avrà dato dei segni precedenti che potevano fare immaginare un gesto di questo genere o, come dice il padre, era inimmaginabile? "Era abbastanza imprevedibile, non c'erano segnali se non assolutamente generici", spiega Picozzi. C'è poi il tema del ruolo della cosiddetta cultura patriarcale. "Quando parliamo di femminicidi parliamo della punta dell'iceberg di una situazione insostenibile di aggressioni, molestie, maltrattamenti - spiega il criminologo - ecco, quando si vanno a vedere in blocco tutte queste situazioni la cultura patriarcale emergere chiarissimamente. Esiste ancora ed è assolutamente deleteria".
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A non esistere, spiega Picozzi, è il raptus, termine generico usato per descrivere un'azione violenta con improvvisa perdita di controllo. "Qualunque evento drammatico ha sempre e comunque una storia precedente", chiarisce il criminologo che spiega come, con l'emergere dei dettagli sull'omicidio di Giulia, abbia cambiato diametralmente idea sul killer. "Quando mi hanno chiesto cos'era successo prima che si scoprisse il corpo della povera Giulia, io mi ero fatto l'idea che ci fosse stato un ultimo incontro, un ultimo confronto dove forse era emersa la fragilità di questo ragazzo - è il racconto di Picozzi - In realtà quando poi si è scoperto che questo ragazzo, questo povero fragile ragazzo, si era presentato con un coltello di 20 centimetri di lunghezza, ho cambiato prospettiva e questo per me è diventato non tanto un crimine di fragilità ma un crimine d'odio". "Un crimine d'odio... Ho capito bene?", richiede allora Berlinguer evidentemente sorpresa da questa definizione per il delitto di Giulia. "Sì, ha capito bene", sottolinea Picozzi.