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Cristiana Capotondi solleva il caso: "Donne oggetto nella trap". Bufera anche su Elodie

Christian Campigli 
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Un’analisi secca, diretta, inattaccabile. Giunta dalla squillante voce di una grande artista. Una persona che conosce alla perfezione quell’ambiente e ha, ovviamente, molti più strumenti per dare giudizi. Cristiana Capotondi, attrice diventata famosa al grande pubblico per film impegnati e profondi del calibro di "Come tu mi vuoi", "La mafia uccide solo d'estate" e "Nome di donna" ha osato criticare i testi di alcune canzoni di musica trap. Ospite della trasmissione In altre parole, condotta da Massimo Gramellini, in onda su La7, ha puntato il dito contro uno dei generi più amati dagli adolescenti italiani. «Ma l’avete ascoltata la musica trap, che ascoltano gli adolescenti? Come viene trattata la donna nella musica trap? Di che ci sorprendiamo se un giovane di 22 anni considera una donna come un oggetto».

 

Uno dei primi a criticare la Capotondi è stato, nel più classico degli stereotipi, il rapper campano Luché. «Quanto qualunquismo in classico stile italiano. Come se la donna non fosse mai stata trattata come un oggetto nelle fantasie degli italiani, sin dall’inizio delle televisioni private dagli anni Ottanta a oggi».

Ha fatto molto discutere anche la presa di posizione di Elodie, cantante da sempre impegnata nel sociale e molto distante da Giorgia Meloni. Durante una sua intervista da Fabio Fazio, la trentatreenne romana aveva orgogliosamente ribadito la sua avversione per l’universo dei conservatori e si era orgogliosamente posta come paladina dei diritti Lgbtq. Durante un suo concerto, ha voluto dedicare un minuto di silenzio e di raccoglimento alla memoria di Giulia Cecchettin. Un gesto nobile, sicuramente apprezzabile, ma in evidente contraddizione con la scelta di cantare "Anche stasera", l’ultimo singolo di Sfera Ebbasta. Nel testo si possono udire parole molto lontane dall’idea di uguaglianza tra uomo e donna, di rispetto e di maturità. «Sei soltanto mia, mai più di nessuno, odio chi altro ti ha avuta o fatta sentire al sicuro, per te vado in galera e se domani finisce è un problema». Concetti che, se ascoltati da un adolescente, possono essere travisati. E diventare una sorta di inno alla gelosia portata agli estremi, al possesso vissuto ben oltre i limiti consentiti.

 

"Anche stasera" però non è un esempio isolato. Sono numerose le canzoni dei trap che inneggiano all’illegalità, all’uso di droghe e, talvolta persino alla violenza. Che dire, ad esempio di Niko Pandetta e della sua hit, "Pistole nella Fendi". Un motivetto chiaro, esplicito, sibillino per certi versi. «Maresciallo, non ci prendi, un’ora sei stipendi. Sono con la mia fam’, dentro al club, coca e rum, compro tre appartamenti. Pago in pezzi da venti. È tutto total black, sia il Moncler che il mio tour. In strada sempre in tuta, l’amore non si giura, quello che dico è vero, tranne quando sto in questura. Pacchi pieni di mula, per mio frate una cura, vende su un Sh e non ci parla con la pula, contanti a volontà. Non serve più che chiami i miei contatti a Bogotà, addosso centomila quando torno giù in città. Tappeto rosso sulle scale delle popolari».

Il Codacons ha lanciato un appello. «Abbiamo deciso di rivolgere un appello a tutte le radio italiane, a Youtube e alla Siae affinché boicottino i brani di rapper e trapper che contengono frasi violente o aggressive verso le donne». Sul tema è intervenuta anche Matilde Siracusano, sottosegretario ai Rapporti con il Parlamento: «Le canzoni di tanti trapper, con testi violentissimi e esplicitamente contro le donne, sono diffusissime. Questi brani, soprattutto sui social, sono molto seguiti dai ragazzi e hanno un impatto fortissimo sulla loro vita. Sono una liberale convinta, ma se organizziamo campagne di sensibilizzazione nelle scuole e poi permettiamo inerti che si diffondano liberamente messaggi sbagliati e violenti, rischiamo di buttare a mare il lavoro fatto. Stop all’apologia della violenza contro le donne».

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