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Filippo Turetta, il criminologo smonta i teoremi: "Certe risposte servono solo a noi"

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Filippo Turetta dopo la cattura nei pressi di Lipsia è in carcere in Germania, in attesa del trasferimento in Italia per l'omicidio di Giulia Cecchettin, la 22enne veneta brutalmente uccisa. La vicenda ha provocato un'ondata di indignazione generale nel Paese, e non sono mancate letture e strumentalizzazioni politiche. Sul banco degli imputati ci sono già il "patriarcato", la famiglia e il sistema educativo. A provare a fare chiarezza in un dibattito che rischia di essere strumentalizzato è Adolfo Ceretti, professore ordinario di Criminologia all'Università degli Studi di Milano-Bicocca, e coordinatore scientifico dell’Ufficio di mediazione penale di Milano.

 

Turetta è un mostro, prodotto del patriarcato? "Si tratta di semplificazioni necessarie per far abbassare il nostro livello di angoscia di fronte a fatti che in questo momento non sono spiegabili - spiega l'esperto add Affaritaliani - Si tira nel mucchio, così che ogni riposta può essere valida oppure stupida. Non si può in quattro e quattr’otto cercare delle risposte sensate. Non conosciamo nulla di questo ragazzo, bisogna essere prudenti e, come dicevo, pazienti. Aspettiamo di capire come si è formato il mondo interno del signor Filippo Turetta".

 

Insomma, bisogna "conoscere prima il fatto poi la persona, necessariamente anche attraverso una perizia psichiatrica". La responsabilità sta tutta nella famiglia, di come è stato cresciuto, del “sistema”? "È chiaro che il sistema socio-culturale di appartenenza orienta almeno in parte le persone, ma non le determina. Sicuramente sarà stato orientato dall’ambiente in cui ha vissuto - spiega Ceretti - ma per capire la sua storia bisogna ascoltarlo, e fargliela raccontare e sapergliela far raccontare. Altrimenti costruiamo risposte che servono soltanto a noi per dirci o che è un mostro o che non ha nessuna responsabilità perché la colpa sta fuori".

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