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Cecchettin, il messaggio del padre di Filippo Turetta a quello di Giulia: “Perdonaci, vi siamo vicini”

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Sentimenti e inchiesta. La storia di Giulia Cecchettin e Filippo Turetta, che, sostiene il procuratore Bruno Cherchi, «ha colpito tutti perché sono i ragazzi della porta accanto», intreccia i destini delle due famiglie e l’indagine in cui il ragazzo è stato arrestato per avere ucciso la sua ex fidanzata. La crudezza del presunto omicidio da una parte, dall’altra la richiesta di «perdono» di Nicola Turetta con un messaggio a Gino Cecchettin, il papà di Giulia. «Vicinanza e massime condoglianze», scrive Nicola a Gino, la cui compostezza fa breccia anche nei cuori di chi invoca vendetta e carcere a vita. «Non provo né odio, né rabbia», dice, mentre la figlia Elena cerca un senso, sotto alla rabbia: «A febbraio-marzo, Filippo disse a Giulia ’Fermati con gli esami perché se no non possiamo laurearci insieme’. Bisogna fare attenzione, questo era un segnale. Le avvisaglie non sempre sono chiare, non è giusto ma bisogna guardare ’oltre’ e cercare la cattiveria anche in queste cose. Se Filippo avesse parlato con un terapeuta, con un genitore o con un amico forse l’epilogo sarebbe diverso. Dove trovo la forza per parlare? Stamattina mi sono immaginata mia sorella che mi diceva ‘forza, vai e spacca tutto’, supportandomi come faceva sempre.

 

 

La procura di Venezia attende che si completino i tempi della consegna del ragazzo, che ha dato il suo assenso al rientro in Italia. Cherchi annuncia «una decina di giorni», ma Turetta potrebbe tornare prima. Di certo, l’autposia sul corpo di Giulia non potrà essere eseguita prima che l’indagato nomini un legale al quale inviare la notifica dell’esame. L’Oberlandesgericht di Naumburg, il Tribunale regionale superiore della città tedesca, è in attesa di ricevere la richiesta della Procura generale di Naumburg. A darne comunicazione in una nota è stato lo stesso tribunale che poi aggiunge «al momento non può essere comunicato il tempo necessario all’arrivo della richiesta della Procura generale e l’ulteriore procedura».

 

 

Fonti qualificate spiegano i passaggi del meccanismo della consegna, che non è un’estradizione perché si parla di un mandato di arresto europeo: dopo che il ministero ha trasmesso la misura cautelare del gip di Venezia, tradotta, in Germania, il giudice tedesco fissa un’udienza per stabilire la consegna. La procedura è semplificata visto l’assenso, in questo caso, dell’arrestato. Dopo il ritrovamento del corpo, cambia, come ovvio, l’imputazione: da tentato omicidio diventa sequestro di persona aggravato dal vincolo affettivo tra i ragazzi. Il procuratore prova a riportare la vicenda nei binari del codice penale: «Si eviti di dare responsabilità prima che vengano accertate» e anche il legale che assiste la famiglia del presunto colpevole ricorda che «esiste la presunzione d’innocenza» e che «umanamente parlando, tutte le ipotesi sono possibili». A Vigonovo, uomini, donne e bambini portano un fiore, un peluche, una lettera per Giulia. Qualcuno si inginocchia e prega a lungo.

 

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