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Odio antisemita, stelle di David e svastiche al Ghetto di Roma

L’ultimo gesto antisemita che macchia l’autunno di Roma si consuma sui muri di quella stessa piazza che 80 anni fa fu teatro di uno dei più atroci episodi della persecuzione nazista al popolo ebreo, con il rastrellamento del Ghetto della Capitale. Una stella di David e una svastica nazista sono stati disegnati a pochi metri dal Portico d’Ottavia e tra i vicoli di Trastevere. Le scritte, lasciate con una bomboletta nera, sono state cancellate dal personale dell’Ufficio speciale decoro urbano del Comune di Roma, non prima di avere sollevato una fortissima indignazione generale. Il primo a scagliarsi contro questo brutto episodio è stato il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri che ha definito «inaccettabili» le scritte. «Un atto ignobile che condanniamo - ha detto - che sfregia la memoria e offende tutta Roma».

 

«Eventi come questi destano sconcerto, enorme preoccupazione e riportano alla mente il periodo delle persecuzioni razziali: proprio oggi ricordiamo quando l’odio antisemita si manifestò con tutta la sua forza, tra il 9 e il 10 novembre del 1938, nella ’notte dei cristallì», ha detto Alessandro Luzon, Assessore ai Rapporti Istituzionali della Comunità ebraica di Roma. Le scritte di Roma fanno il paio con quanto accaduto a Roncade, in provincia di Treviso, dove una insegnante dell’Istituto H-Farm ha pubblicato su Instagram, e poi rimosso, un post accompagnato dalla frase «Andate all’inferno, Hitler aveva ragione su di voi ebrei».

 

E il crescente clima d’odio nei confronti degli ebrei, ulteriormente alimentato dal conflitto in Medioriente, è stato all’origine della convocazione della Commissione straordinaria per il contrasto dei fenomeni di intolleranza, razzismo, antisemitismo e istigazione all’odio e alla violenza presieduta dalla senatrice Liliana Segre. «In Europa e in Italia si sono avute in questi giorni manifestazioni di antisemitismo che richiedono un’azione decisa da parte delle istituzioni preposte, e un impegno convergente di tutte le forze politiche - ha detto la senatrice a vita -. Quello che accade oggi in Europa e in Medioriente non è solo il culmine di una lunga serie di lutti, ma anche di problemi globali rimasti sempre irrisolti». Per Segre, reduce del campo di sterminio di Auschwitz, «la violenza non è l’antidoto alla violenza, ma al contrario ne genera altra». «Se ognuno di noi, uomo, donna, di qualunque religione - ha concluso Segre -, non ha la possibilità di dire quello che pensa e di cercare di mettere in atto quello che si è prefisso nella vita, allora non sono solo io che, nei momenti più cupi, penso di aver vissuto invano, ma chi non segue la propria natura più profonda e lascia fare agli altri disinteressandosi con indifferenza è molto colpevole».