Campi Flegrei, il suolo si alza. La scoperta dell'ultimo studio: "Cilindro di roccia"
"La possibilità di passare al livello arancione per quanto riguarda la situazione nei Campi Flegrei? Il ministro e la politica in questi casi arrivano un minuto dopo la comunità scientifica. Noi affrontiamo le misure e le iniziative in funzione di quello che dice la comunità scientifica. Io ho ripetuto nel mio comunicato quello che è sottoscritto nel verbale della commissione Grandi rischi convocata dal capo dipartimento, come dice la norma. La commissione cosa dice? Il fenomeno è in evoluzione, cioè non siamo in una condizione statica. Intensifichiamo le esercitazioni per essere pronti a un rapido passaggio di livello, non è di troppa interpretazione libera, io credo che sia chiaro". Così Nello Musumeci, Ministro per la Protezione Civile e le Politiche del mare, nel corso dell'evento 'La prevenzione prima di tutto' promosso da Fondazione Inarcassa, Consiglio Nazionale Ingegneri e Consiglio Nazionale Architetti Pianificatori Paesaggisti e Conservatori, in merito alle polemiche suscitate dopo la sua dichiarazione sull'eventuale passaggio al livello successivo per i Campi Flegrei, con chi lo ha accusato di fare allarmismo.
"Possibile allerta superiore". Campi Flegrei, la verità d Musumeci
E proprio dalla scienza è arrivata la scoperta di una sorgente deformativa sotto la caldera. Il principale indiziato per il sollevamento del suolo e i terremoti associati che stanno interessando l'area dei Campi Flegrei potrebbe essere un cilindro di roccia situato a 2 chilometri di profondità proprio sotto la caldera, che si sta dilatando e sta causando la deformazione dello spazio circostante. A suggerire questa spiegazione è uno studio pubblicato sul Journal of Volcanology and Geothermal Research, realizzato dall'Università di Bologna e Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia. Stando a quanto emerge, questo meccanismo ha giocato un ruolo importante anche nella fase di sollevamento avvenuta tra 1982 e 1984 e non coinvolge la risalita di magma, il cui movimento sarebbe dunque secondario. “Anche se il contributo magmatico non può essere escluso - chiarisce Massimo Nespoli dell’Università di Bologna, che ha guidato lo studio - i risultati ottenuti con questa sorgente di deformazione, legata all’arrivo di fluidi caldi e a elevata pressione, consentono di spiegare efficacemente sia il tasso di sollevamento che l’andamento della sismicità, senza il bisogno di invocare la risalita di magma negli strati superficiali della caldera dei Campi Flegrei”.