il caso di palermo
Avanti popolo, parla Asia violentata dal branco a Palermo: "Mi fidavo di Angelo"
Ad Avanti Popolo, in onda martedì 31 ottobre su Rai3, per la prima volta ha parlato a volto scoperto la ragazza vittima della violenza di gruppo a Palermo, intervistata da Nunzia De Girolamo. “Io mi fidavo di Angelo, si dimostrava dolce con me, non lo potevo pensare minimamente. Gli avevo raccontato tutta la mia vita, di mia madre malata di sclerosi multipla che se n’è andata quando avevo 14 anni, di mio padre violento, del ragazzo che mi aveva abbandonata e di un altro che mi alzava le mani - ha detto Asia - Lui mi diceva che non mi avrebbe mai abbandonata né mi avrebbe mai fatto del male, che mi avrebbe trattata da principessa”, ha detto la giovane in un’intervista esclusiva.
“Adesso passo degli alti e bassi, la notte non dormo come prima. Soprattutto la sera ho dei momenti in cui i pensieri arrivano di più, ti risalgono in mente, più che altro piango. Quando mi sento più triste, più debole, i messaggi negativi sui social mi colpiscono in pieno. Ho pensato anche a gesti estremi, soprattutto nella seconda comunità dove sono stata mandata dopo questo fatto, ho provato a farla finita. Quando mi sento più forte, penso semplicemente che siano ignoranti e che non riescono a capire la mia vita perché non hanno indossato le mie scarpe e quindi non possono cogliere realmente chi sono. Rileggendoli oggi mi fanno rabbia, come se dessero il consenso ai maschi di fare certe cose solo perché vedono qualcosa di provocatorio, dando adito ad istinti così. Ma dai social ho ricevuto anche tantissimo sostegno da molte persone, che mi hanno fatta sentire più forte, per questo li uso ancora”, ha detto la giovane.
Nella lunga intervista ha ripercorso quell’orribile notte: “Quando ci siamo diretti verso il Foro Italico, mi sentivo le gambe mollissime, cercavo di fare segnali per cercare di far capire, di farmi aiutare. C’era un sacco di gente che mi vedeva ma nessuno si è chiesto perché mi stessero toccando, tenendo, perché fossero così tanti dietro di me. Nessuno si è fermato. Mi ricordo la torcia puntata di Angelo che mi filmava con il cellulare, i dolori, i calci. Chiedevo ai ragazzi di smetterla e lui rideva”.
“Sono qui perché in quello in cui uno crede ci si mette la faccia. E io credo in ciò che sono, perché non ho la minima colpa, non ho sbagliato. È giusto così. Alle persone che mi criticano dico che mi fanno schifo, perché un uomo che ha cento donne viene apprezzato, mentre le ragazze se hanno cento uomini devono stare per forza con il centunesimo anche se non vogliono, e comunque vengono sempre giudicate delle poco di buono. Non sono libere di avere la propria intimità, o sono costrette ad averne con tutti”, ha aggiunto Asia, che nonostante tutto pensa al futuro e coltiva nuovi sogni: “Voglio un lavoro per essere autonoma, vorrei iscrivermi all’università e studiare psicologia per capire questi casi. Quello che mi manca di più? Avere qualcuno che quando piango mi abbracci”, ha concluso.