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Bankitalia, l'addio di Visco fra (tante) crisi e (pochi) miracoli

Gianluca Zapponini
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Questa mattina non sarà una come tante altre per Ignazio Visco. Il governatore di Bankitalia è atteso alla Giornata del risparmio, organizzata dall'Acri e giunta all'edizione numero 99. Circa ventiquattr'ore dopo, l'uomo che guida la vigilanza bancaria italiana dal novembre del 2011, lascerà Palazzo Koch, per sempre. Al suo posto, arriverà Fabio Panetta, direttamente dal comitato esecutivo della Bce, di cui è membro da tre anni buoni e dove si è battuto, negli ultimi mesi, contro i falchi tedeschi che volevano portare il costo del denaro al 5% (salvo poi capitolare e accettare il primo stop dopo dieci rialzi), in poco più di un anno. Oltre a essere una sorta di padre putativo dell'euro digitale, che proprio in queste settimane sta finalmente prendendo formae vita. Al suo posto arriverà proprio un uomo di Bankitalia, Luigi Cipollone, attuale vice direttore generale di Via Nazionale. Il discorso verrà ripreso dopo, ora bisogna per un momento riavvolgere il nastro.

 

 

Dodici anni non sono pochi e di cose Ignazio Visco, economista napoletano classe 1949, ne ha viste dai piani alti di Palazzo Koch. Era il 2011 quando Visco prese il posto di Mario Draghi al timone di Via Nazionale. Salì sullo scranno più alto (era stato in precedenza braccio destro di Fabrizio Saccomanni, allora direttore generale di Bankitalia, scomparso nel 2019 per un malore, quando era presidente di Unicredit), mentre Draghi qualche mese dopo prese la guida della Bce, aprendo ufficializza l 'era del «whatever it takes». Da quei dati, Visco ha affrontato alcune delle fasi più delicate dell'economia italiana e dello stesso sistema bancario nazionale. Difficile ricordarle tutte, ma tanto vale tentare di abbozzare un album dei ricordi. La drammatica crisi del debito sovrano, esplosa proprio nei giorni dell'insediamento di Visco ma maturata nell'estate prima, quando a Via Nazionale c'era ancora Draghi. Lo stesso che insieme a Jean-Claude Trichet, all'epoca numero uno dell'Eurotower, firmò la famosa lettera che scavò la fossa al governo di Silvio Berlusconi, caduto sotto il fuoco dei mercati e dello spread a 560 punti base, il novembre successivo , in una sorta di accerchiamento di istituzioni internazionali e partiti. Visco era già al timone di Bankitalia.

 

 

Poi arrivarono i disastri nel sistema bancario, gli scandali e il dramma dei risparmiatori. Ovvero, il collasso del Monte dei Paschi di Siena, imploso sotto il peso dei derivati ​​e dell'acquisto dell'Antonveneta, mai digerito e anzi virus portato direttamente in casa Mps e debellato, in parte, solo coi soldi dei contribuenti e alla successiva nazionalizzazione . Ma anche il fallimento delle quattro banche popolari (Etruria, Carife, Banca Marche, Carichieti) nel 2016, e I crack In quell'anno ci fu il fallimento di quattro banche popolari e, a seguire di due istituti veneti, Popolare di Vicenza e Veneto Banca poi il crack dei due istituti veneti, Popolare di Vicenza e Veneto Banca, e con esso la disperazione dei risparmiatori degli obbligazionisti, rimasti con un pugno di mosche in mano dopo una vita di lavoro e sacrifici. Fu colpa della vigilanza, di Bankitalia, qualcuno disse. E poi la pandemia, la vendita, la guerra. In mezzo a tutto questo, il denaro a costo zero, i mutui più facili, il bazooka della Bce armato da Draghi per impedire una nuova crisi dei debiti sovrani.

 

 

Negli ultimi mesi Visco ha dovuto vedersela con il ritorno dei tassi, per mano della Bce e con una spinta al costo del denaro senza precedenti: 4,50% punti percentuali dal luglio del 2022 al settembre del 2023. Un duro colpo per gli istituti di piccola taglia, incapaci di reggere all'urto delle sofferenze e delle successive svalutazioni dei crediti, alias perdite. Per questo, in una delle sue ultime uscite, il comitato esecutivo dell'Abi, due settimane fa, il governatore uscente ha ammonito sulla necessità di mettersi con le spalle coperte, irrobustendo i patrimoni per attutire future crisi del credito. Fin qui Visco. Ora tocca a Panetta raccogliere l'eredità, in veste di undicesimo governatore. Alla fine di giugno la proposta al Consiglio dei ministri da parte di Giorgia Meloni, dopo un voto all'unanimità da parte del Consiglio Superiore di Bankitalia, è passata senza nessuno degli affanni che portarono nel 2011 il governo Berlusconi a tirare fuori dal cilindro il nome di Ignazio Visco, preferendolo a un Fabrizio Saccomanni finito nel mirino di alcune forze del centrodestra. Il curriculum c'è tutto, Panetta conosce fin troppo bene gli arcani di Bankitalia. Con l'eccezione dell'esperienza nel consiglio della Bce (utilissima anche per le future trattative nel Consiglio direttivo) la carriera di Panetta si è tutta sviluppata a Palazzo Koch dove è approdato nel 1985, tre anni dopo la laurea con lode in Economia e commercio alla Luiss di Roma seguita da un Master of Science in Monetary Economics presso la London School of Economics e da un PhD in Economics and Finance alla London Business School.

 

 

Nato nel 1959 Panetta, romano, sposato e con tre figli, ha origini ciociare: suo padre, Paolino Panetta, è stato nel dopoguerra uno storico e longevo sindaco di Pescosolido, paese in provincia di Frosinone, militando nelle file della Democrazia Cristiana. Non è tutto. Dopo l'arrivo di Visco, a ottobre 2012 Panetta viene nominato vicedirettore generale della Banca carica che occuperà fino a maggio 2019 quando diventa direttore generale, al posto di Salvatore Rossi, che se ne va a fare il presidente di Telecom. In questa veste si trova a rappresentare Bankitalia nelle istituzioni europee ed internazionali, dall'Fmi all'Ocse, ma soprattutto ad affiancare Visco nelle sue trasferite a Francoforte, sostituendo il governatore nelle riunioni non di politica monetaria. Ed è qui che mette in campo le sue capacità di tessere relazioni, consolidando un canale di contatti nell'Eurotower che si rivelerà importante nella successiva fase della sua carriera quando nel gennaio del 2020, nel riequilibro seguito alla fine del mandato Mario Draghi, all' L’Italia tocca un altro posto di rilievo nella Bce. Fino alla chiamata in Via Nazionale.

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