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Roma, folle sfilata pro Hamas: “Israele fascista e terrorista”

Giuseppe China
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Dalle università alle piazze. Per la terza volta, dal 7 ottobre scorso, gli studenti e non solo tornano a manifestare. Ventimila persone - tutte schierate a favore della Palestina - hanno attraversato le vie di Roma: partenza da Porta San Paolo, destinazione finale piazza San Giovanni in Laterano. In due occasioni parole e fatti si sono mischiati trasmettendo agli spettatori il pensiero politico di chi ha organizzato l’evento. Dopo più di un’ora dal suo inizio, il corteo raggiunge via delle Terme di Caracalla dove si trova la sede della Fao (organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura). Al suo ingresso, sopra una ringhiera, ci sono tutti gli stendardi dei Paesi che aderiscono all’Onu. Uno tra i manifestanti riesce a eludere tutti i controlli della sicurezza e a strappare dall’asta la bandiera di Israele. Poi scappa con il «trofeo di guerra». In un video virale sui social si sente una ragazza ripetere più volte: «Quella bandiera di merda». Seguono esultanze e applausi per il giovane che è riuscito a sottrarre il vessillo. Il corteo riprende lentamente a marciare. Giunge in piazza dell’Anfiteatro Flavio, qui gli organizzatori vedendo sfilare un lungo serpentone umano esultano: «Questa volta ci siamo presi anche il Colosseo». Chi è sul palco infiamma gli animi della folla lanciando i cori: «Israele criminale, Palestina immortale». Nel repertorio non possono mancare «Israele fascista, Stato terrorista» e «free, free Palestine».

 

 

L’eccitazione è più che evidente: soprattutto per coloro che stanno a ridosso del tir che trasporta le casse amplificatrici. A questo punto chi ha in mano il microfono ha gioco facile nel domandare retoricamente: «Chi sono i criminali? Chi sono i terroristi?». Migliaia di persone rispondono: «Israele». Le premesse per una manifestazione dai toni accesi sono state evidenti fin dall’inizio. Appena giunti sul luogo di ritrovo, i presenti sono stati accolti da una gigantesca chiave. «Simboleggia la liberazione della terra palestinese, occupata dalla Naqba (catastrofe, ndr) del 1948», spiega ai cronisti una giovane donna. E proprio due giovani donne, entrambe palestinesi, sono l’anima della manifestazione. Protette dalle loro kefiah catechizzano la folla. «Vi chiediamo la cortesia di abbassare le bandiere di partito, in alto solo quelle palestinesi». Le bandiere rosse, con falce e martello, scivolano via ai piedi della fiumana umana. Una è vestita all’occidentale con uno stretto jeans nero e maglietta bianca; l’altra indossa un lungo abito tradizionale verde. Chiedono che vengano ringraziati i politici presenti, quelli non «indifferenti» alla questione palestinese: Michele Santoro, Stefania Ascari (M5s), Luigi De Magistris. Più che gli applausi si sentono i fischi. Stessa sorte per Alessandro Di Battista (non presente) che viene menzionato a parte. Al contrario non viene citato Giorgio Cremaschi (Potere al popolo), anch’esso alla manifestazione. L’incipit del volantino del Partito comunista dei lavoratori è tranchant: «Non c’è soluzione della questione palestinese senza la distruzione rivoluzionaria dello Stato sionista».

 

 

 

Iniziano di nuovo canzoni e cori, ma in arabo. Innumerevoli gli striscioni, tra questi uno recita: «Con la resistenza del popolo palestinese». In un altro il volto del primo ministro Benjamin Netanyahu si trasforma in quello di Adolf Hitler. Piazza San Giovanni in Laterano è sempre più vicina. Prende la parola un ragazzo: «Noi che siamo qui abbiamo il coraggio di chiamare le cose con il loro nome: genocidio». Ma c’è di più: «Non ci sarà pace fino a quando ci sarà l’occupazione. Noi palestinesi siamo già liberi, perché non vogliamo vivere da schiavi». Nessuno si sfila dalla marcia che prosegue al ritmo di «intifada, intifada».

 

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