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Reddito di cittadinanza, ancora truffe: arresti e indagati: il "trucco" del cambio di domicilio

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La stretta del governo sul Reddito di cittadinanza ha di molto ristretto la possibilità di manovra dei furbetti del sussidio, ma non mancano nuovi tentativi di truffa. I finanzieri del Comando Provinciale di Palermo hanno eseguito un’ordinanza con cui il gip, su richiesta della Procura del capoluogo siciliano, ha disposto gli arresti domiciliari nei confronti di una persona e il sequestro preventivo di un CAF, nonché di disponibilità finanziarie per un valore complessivo di 620.402 euro. I reati contestati sono truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, falso materiale e ideologico in atto pubblico e istigazione alla corruzione.

Sono complessivamente 93 indagati, e sarebbero stati individuati 53 soggetti indebitamente beneficiari del reddito di cittadinanza. Le indagini, originate dalla denuncia di un dipendente del Comune di Palermo, avrebbero permesso di accertare numerose condotte illecite realizzate attraverso la "predisposizione e l’utilizzo di documentazione ideologicamente e/o materialmente falsa inviata telematicamente alle postazioni territoriali dell’anagrafe comunale deputate al servizio di cambio domicilio", si legge in una nota.

 

La necessità di ottenere l’approvazione di tali variazioni sarebbe stata funzionale alla fittizia creazione dei requisiti per la percezione della misura del reddito di cittadinanza. In particolare, l’indagato, peraltro impiegato presso una società partecipata dalla Regione Siciliana, attraverso lo schermo giuridico di un CAF, avrebbe predisposto la documentazione falsa a beneficio di un’ampia platea di «clienti», ricevendo per ogni pratica un compenso economico pattuito, cercando, inoltre, di corrompere dipendenti comunali con regali e somme di denaro per tentare di velocizzare l’iter amministrativo per il cambio di domicilio. 

Sempre oggi la Guardia di Finanza di Como ha scoperto 11 persone che hanno percepito tra il 2021 e il 2023 il reddito di cittadinanza senza averne titolo. Le indagini hanno evidenziato incongruenze tra i dati dichiarati all'Inps e i reali redditi dei percettori o dei loro nuclei familiari.

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