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Caso Apostolico, lo stop di Nordio ai giudici sul "diritto creativo"

Luigi Frasca
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Il ministro della Giustizia Carlo Nordio torna sullo scontro in atto fra magistratura e politica, riacceso dopo le sentenze del giudice del tribunale di Catania Iolanda Apostolico che ha «liberato» otto tunisini in attesa di conoscere il verdetto alla loro richiesta di protezione internazionale. «Nel mio mondo ideale i politici non dovrebbero criticare le sentenze e i giudici non dovrebbero criticare le leggi. Mi rendo conto che questo è impossibile, e forse nemmeno giusto, ma deve essere fatto in modo molto contenuto» ha detto il guardasigilli ospite del Salone della Giustizia. La «contrapposizione tra politica e magistratura c’è stata dagli anni Novanta e io cerco di attenuarla il più possibile» ha spiego il ministro.

Nordio non ha risparmiato una stoccata ai giudici del tribunale di Catania. «La funzione del magistrato non deve essere quella di chi deve affermare un’etica ma il diritto positivo che non sempre coincide con l’etica. Il magistrato devo solo applicare la legge, gli piaccia o non gli piaccia. Se è difforme dai suoi principi minimi di etica cambi mestiere. Non esiste la possibilità di un diritto creativo».

 

Poi ha parlato delle polemiche sulla separazione delle carriere in magistratura. «Sono polemiche sterili e inutili come quando vengo accusato di patrocinarla per portare il pubblico ministero sotto l’ala dell’Esecutivo. La separazione dei poteri è il fondamento di ogni democrazia liberale. È nel programma di governo ma richiede una revisione costituzionale e questo richiede tempi lunghi e una riflessione profondissima, quindi non è una cosa che si farà domani» ha spiegato Nordio.

Nel corso del Salone della Giustizia il ministro ha lanciato anche una proposta per risolvere il problema del sovraffollamento delle carceri: usare caserme dismesse. «Abbiamo bisogno di nuove carceri e la mia idea è di utilizzare tutta una serie di strutture di proprietà dello Stato che sono le caserme dismesse. La ristrutturazione costerebbe relativamente poco e secondo me dovrebbe essere affidata agli stessi detenuti, retribuiti, anche perché sarebbe un modo per riavviarli al lavoro e a quello rieducazione prevista dalla Costituzione». Un’idea accolta favorevolmente da Donato Capece, segretario generale del Sindacato autonomo della polizia penitenziaria (Sappe).

 

«Credo si possa e si debba ragionare sulla proposta del ministro della Giustizia, Carlo Nordio, sulla possibilità di utilizzare tutta una serie di strutture di proprietà dello Stato, che sono le caserme dismesse per realizzare nuove strutture detentive» ha dichiarato. Capece ha sottolineato la necessità di accompagnare la proposta anche alla «predisposizione di un piano straordinario di nuove assunzioni di personale di polizia penitenziaria perché è del tutto evidente che le carceri non si possono aprire senza la disponibilità di un adeguato numero di nuovi agenti» ha sottolineato il segretario generale. Da diversi mesi proprio il Sappe propone di utilizzare carceri dismesse come l’Asinara e Pianosa per contenere quei carcerati che si rendono protagonisti di gravi eventi critici durante la detenzione.

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