Fabio Fazio e Report, l'affondo di Mario Sechi: la destra scompare in tv
A guardare certe trasmissioni sembra che in Italia all'opposizione ci sia il centrodestra. Mario Sechi, direttore di Libero, in un lungo arrticolo parte dall'ultima puntata di Che tempo che fa, il programma di Fabio Fazio in onda sul Nove dopo l'addio alla Rai del conduttore ligure. "Ho pensato: che bravi, sono una potenza, perché fanno un programma noioso (ma ridono tutti), élitario (ma lo guardano in tanti), fazioso, ça va sans dire (ma venduto come equilibrato), dove gli ospiti e il bravo presentatore sono sempre d’accordo, si danno ragione senza pudore (e c’è chi pensa che quello sia un dibattito) in una scena dove non c’è mai una sorpresa", scrive Sechi. Fazio sembra dire al telespettatore: "Qui siamo tutti colti e intelligenti, leggiamo i libri del club dei lettori che contano, commentiamo i film giusti, usiamo le posate a tavola".
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Non è solo "paraculismo", si legge, ma quello che emerge è la "tracotanza di un’élite che ha un programma politico preciso: mettere la destra tra parentesi, possibilmente senza mai citarla, ridurla a elemento inesistente del dibattito culturale". Lo si è visto l'altra sera, nell'intervista a Patrick Zaki (nessun riferimento al governo Meloni che ha trattato la sua grazia), e nei commenti di Concita De Gregorio, Massimo Giannini, Ferruccio De Bortoli.
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Si potrà obiettare: ora Fazio è su una rete privata e può far quel che vuole. Peccato che "sull’altra riva del fiume televisivo, sulla Rai, servizio pubblico, cosa andava in onda insieme a Fazio? Report, con una puntata al cianuro sull’eterno Berlusconi che, avendo reso ricchi i suoi avversari della carta e della televisione, va tenuto in vita come nemico, dunque bisogna parlare del Cavaliere anche da morto. A urne aperte", scrive Sechi. Insomma, "nel giorno della settimana in cui gli italiani guardano la tv in relax, con il cazzeggio del calcio e un po’ di politica e spettacolo con cui fare zapping, la maggioranza è o desaparecida o protagonista di un film splatter dove fa la parte della vittima". Ma "il problema non è solo della domenica, è di ogni giorno. Si chiama egemonia", ricordda Sechi, "non è una questione di partito, ma è profondamente politica" e "il centrodestra deve ancora costruire una strategia".