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Eredità Berlusconi, che fine fanno i quadri. L'ipotesi di un "luna park"

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Si è parlato di quadri a fuoco o bruciati in falò, e di costi di gestione insostenibili in relazione al valore artistico. Intorno all'eredità di Silvio Berlusconi si discute in questi giorni non solo del lascito da 100 milioni di euro a Marta Fascina (che dovrebbe avvenire in due tranche), ma anche della enorme collezione d'arte del fondatore di Forza Italia: migliaia di opere tra quadri e statue conservati un hangar ad Arcore. Repubblica ieri aveva scritto che il valore della collezione era basso e che i tarli avevano attaccato molte opere, situazione che aveva spinto i figli di Berlusconi a disfarsi della "quadreria" di Arcore. Che però, scrive oggi il Corriere della Sera, "non si tocca, almeno per ora". La famiglia smentisce l'ipotesi che non aspetta altro per liberarsi della collezione che "al di là del valore economico, ne ha sicuramente uno affettivo", spiega una nota della famiglia Berlusconi.

 

I figli hanno così convenuto che ciascuno dei fratelli sceglierà di tenere per sé alcune opere. In sintesi, la collezione verrà "smembrata", prima o poi. Alcune opere resteranno ai figli, per altre "si individuerà, a tempo debito, la destinazione più opportuna".  Ma allora i falò di quadri di cui aveva scritto il Foglio? Nessun incendio nell'hangar: da Arcore arriva una smentita secca: "La voce è del tutto priva di fondamento".

 

Tuttavia, Vittorio Sgarbi lancia una proposta alternativa. Il sottosegretario alla Cultura ha spesso chiarito che il valore artistco delle opere collezionate dal Cav, spesso acquistate su in vendite televisive, non è alto, tutt'altro. Ma dell'hangar "sarebbe meglio farne un grande luna park con altre due tappe, quella al parco di Villa San Martino e al mausoleo di Cascella", è l'idea di Sgarbi. 

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