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C'è lo sciopero generale, e ora Landini si inventa il mese dei cortei

Christian Campigli 
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Dopo gennaio mese dei saldi, aprile mese delle tasse e dicembre mese di Natale, Maurizio Landini battezza novembre come mese dello sciopero. Il segretario generale della Cgil, intervenuto ieri mattina ad un evento organizzato all'università di Firenze, ha ribadito la sua formula magica per contribuire allo sviluppo del Paese. «Nei prossimi giorni comincia la discussione della manovra in Parlamento, sarà novembre il mese in cui bisogna scioperare, manifestare, mobilitarsi perché è il mese in cui bisogna chiedere al Governo e al Parlamento che cambi quella legge di bilancio. Noi pensiamo che sia il momento di mobilitarsi. Proprio ieri abbiamo ricevuto una proposta da parte della Uil che esprime sulla manovra un giudizio analogo al nostro e ci chiede di organizzarci per mobilitarci, fare manifestazioni e scioperare. Noi abbiamo già risposto che siamo d'accordo, che siamo pronti ad incontrarci. Abbiamo scritto alla Cisl e nei prossimi giorni bisogna incontrarsi, programmare assemblee e mobilitazioni fino ad arrivare anche allo sciopero generale». Il segretario generale ha spiegato che la Cgil non sta pensando «semplicemente a una mobilitazione di protesta, ma ad una mobilitazione capace di durare anche nel tempo perché vogliamo produrre un cambiamento vero».

 

 Poi se l'è presa con gli elettori. Che hanno votato centrodestra. E con un esecutivo che sta cercando, tra mille difficoltà, di svolgere al meglio il proprio compito. «Questo Governo non solo ha una maggioranza in Parlamento, ma la sta anche usando, a tal punto che oggi non c'è una sede di negoziazione». L'esponente progressista è poi tornato su un suo storico(ed obsoleto) cavallo di battaglia: la patrimoniale. «Chi va all'università ha il problema della casa, del costo dell'iscrizione, è chiaro che affrontare questo tema significa andare a prenderei soldi dove sono e fare una seria riforma fiscale. Perché un paese che ha più di 110 miliardi di evasione fiscale è lì che deve andare a prendere i soldi per garantire i diritti a tutte le persone».

 

Infine, Landini ha puntato il dito contro la chiusura della cosiddetta rotta balcanica. «Con questo continuare a pensare di tenere chiuse le frontiere si sta raccontando delle balle alle persone. In un mondo come questo ci sono sicuramente migliaia di persone che non vogliono stare dove c'è la guerra, dove muoiono di fame, e quindi credo che questo sia un tema che va affrontato nella consapevolezza che vada governato e bisognerebbe smetterla di usarlo come strumento di campagna elettorale. Tanto più in un Paese come il nostro dove da una parte dicono di chiudere le frontiere ma dall'altra dicono che c'è bisogno di programmare l'ingresso di 500mila persone che vengano a lavorare. Questa schizofrenia deve finire». 

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