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L'Italia "rinvia" le case green: obiettivo impossibile nei tempi previsti

Edoardo Romagnoli

Sulla direttiva case green la strategia dell’Italia punta ad allungare i termini della discussione il più vicino possibile al giugno 2024 quando il Parlamento europeo verrà rinnovato. Il motivo lo ha spiegato il ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin: «Gli obiettivi temporali» previsti dalla direttiva «specie per gli edifici residenziali esistenti, per come delineati oggi, non sono raggiungibili per il nostro Paese». Ma partiamo dall’inizio. Il 14 marzo il Parlamento Europeo ha approvato il testo che prevede la ristrutturazione degli immobili europei con l’obiettivo di renderli più sostenibili per l’ambiente.

Tutti gli edifici di nuova costruzione dovranno essere a zero emissioni a partire dal 2028. Gli edifici residenziali dovranno essere ristrutturati per rientrare almeno nella classe E entro il 2030, in classe D entro il 2033. Per gli edifici non residenziali e pubblici i tempi si accorciano di tre anni: entro il 2027 classe E, entro il 2030 classe D. In realtà ci sono delle esenzioni per quanto riguarda gli edifici storici, i luoghi di culto e le infrastrutture utilizzate a scopi di difesa. Ieri si è tenuto il secondo trilogo, il primo si era svolto il 6 giugno, proprio sul dossier case green. L’incontro fra Parlamento, Consiglio e Commissione, analizzerà i punti più delicati del testo e tenterà di avvicinare il più possibile le parti per arrivare all’approvazione; anche per questo la presidenza spagnola ha previsto la discussione a oltranza. Due punti su tutti: il calendario delle ristrutturazioni e gli attestati di prestazione energetica. Ad oggi ogni Paese ha i suoi criteri per comporre gli attestati di efficienza energetica, l’obiettivo a livello comunitario è quello di renderli omogenei fra tutti gli Stati membri. All’ordine del giorno ci sono anche le sanzioni previste per chi non rispetterà la direttiva. «Abbiamo un patrimonio particolare» di «31 milioni di fabbricati, ne abbiamo 21 oltre la classe D, diverso da quello di altri Paesi europei per questioni storiche, di conformazione geografica, oltre che di una radicata visione della casa come "bene rifugio" delle famiglie italiane».

Altro tema riguarda la riforma generale delle detrazioni per cercare di superare «l’attuale frammentazione» ha dichiarato Pichetto Fratin. La riforma «prevederà diverse aliquote di detrazione, in funzione delle performance generali raggiunte dall’edificio, da ottenere attraverso interventi con vari livelli di priorità». Poi il ministro ha sottolineato l’importanza per la misura di «avere una durata almeno decennale per rispondere agli sfidanti obiettivi previsti per il settore residenziale». Non solo, la riforma dovrà essere affiancata «da strumenti finanziari di supporto, ad esempio finanziamenti a tasso agevolato, anche a copertura totale dei costi di investimento, e cessione del credito, con condizioni di favore per le persone in condizioni di povertà energetica».