Bollette di luce e gas pronte a schizzare verso l'alto con la guerra: le conseguenze
Guerra in Medio-Oriente, possibile nuova crisi energetica. Sono gli effetti collaterali dell’attacco di Hamas su Israele e giorno dopo giorno ci si domanda se il nuovo conflitto porterà ad un rialzo dei prezzi di luce e gas, esattamente come successo dopo l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia. Le quotazioni del gas sono in lieve calo ma i prezzi sul TtF di Amsterdam rimangono alti a circa 48 euro al megawattora e molto più cari rispetto a sette giorni fa quando si assestava attorno ai 36 euro. Ma allora che cosa succederà ai prezzi? Dopo due anni di conflitto alle porte d’Europa, ce ne siamo resi conto: dal prezzo del metano dipendono in larga parte anche le bollette, sia del gas che della luce. Il tutto perché il metano è la materia prima più utilizzata per produrre energia elettrica. Facile quindi ipotizzare che se le quotazioni si manterranno alte o, peggio ancora, continueranno a salire, i rincari sono possibili.
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E che già lo spettro di un nuovo rialzo dei prezzi stia aleggiando su tutti noi, lo testimoniano gli aggiornamenti delle tariffe della luce del mercato tutelato che registrano già il +18,6% e anche quelli del gas non sono da meno. Secondo i calcoli dell’Unione Nazionale Consumatori riportati da Il Corriere della Sera, se i prezzi per la materia energia elettrica e gas naturale avessero un impennata del 25%, una famiglia tipo del mercato tutelato con consumi medi – circa 2700 kWh annui di energia elettrica e di 1.400 metri cubi annui di metano – registrerebbe un aumento nella bolletta elettrica di 107 euro in più su base annua e per il gas di 154 euro in più su base annua. Un rincaro totale di 261 euro in dodici mesi. E nel mercato libero invece che cosa succederà? Chi ha un contratto a prezzo fisso potrebbe subire modifiche unilaterali dei prezzi; variazioni che dovrebbero ovviamente essere comunicate con un preavviso non inferiore a tre mesi. Chi ha un contratto con prezzo variabile subirà in pieno la variazione, resa legittima dalle clausole contrattuali.
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Chiarito questo, ecco la risposta anche alla domanda “ci sarà un’altra crisi del gas?”. Secondo il think tank europeo Bruegel, il pericolo per il prossimo inverno sarà unicamente legato ai prezzi e non alle forniture. Quelle infatti non destano preoccupazioni: l’Unione europea è preparata. Nei primi due trimestri del 2023 la domanda di gas ha raggiunto l’obiettivo Ue di una riduzione del 15% al di sotto delle medie storiche e il mercato globale resta ben fornito. Bruxelles poi ha raggiunto in largo anticipo l’obiettivo di stoccaggio del gas del 90%. In più, il rinnovabile: l’Ue sta assistendo ad una robusta accelerazione della diffusione del fotovoltaico, dell’energia eolica e delle pompe di calore che contribuiscono, lentamente ma strutturalmente, a ridurre la dipendenza dal metano.
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Nonostante questo, però dovremo comunque prepararci. Il prezzo del gas più alto rispetto agli altri mercati e la volatilità dei prezzi potrebbero avere ripercussioni sull’intera economia Ue. Ed è così che ricoprono sempre più importanza il risparmio energetico e il calo dei consumi. Lo scorso anno già un piccolo passo avanti: - 12% di domanda di gas rispetto alla media del 2019-21. E pare ancora più marcato quest’anno: nel secondo trimestre 2023 la domanda è stata inferiore del 19% rispetto alla media del 2019-2021, con una domanda per la produzione di energia anch’essa in calo del 17%.