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Firenze, caso Kata: gli investigatori scoprono che il sangue non è della bimba. Cosa succede

Christian Campigli
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Nuovo colpo di scena nel caso dell'estate. Il sangue rinvenuto nella camera 104 dell'ex hotel Astor non è di Kata. Nessuna traccia della bimba nemmeno sui due trolley e nella valigia sequestrati alcune settimane fa. Le analisi portate a termine dal genetista Ugo Ricci non lasciano dubbi. Un risultato che toglie le ultime perplessità rimaste alla Procura di Firenze. La bimba peruviana di 6 anni, scomparsa lo scorso 10 giugno nel capoluogo toscano, non sarebbe stata ferita o uccisa all'interno della struttura occupata abusivamente e nella quale vivevano centoquaranta persone. Un punto fermo che impone delle riflessioni investigative su come andare avanti per giungere alla verità.

 

 

 

 

La pista della vendetta del cosiddetto "racket delle camere occupate" si fa, dopo le analisi sui reperti biologici rinvenuti, meno sicura. Restano, al contrario, in piedi due possibilità. Ovvero che la bambina sia stata rapita per un tragico errore. E si trovi, sin da giugno, in Perù. E che sia ancora viva. Gli inquirenti stanno lavorando per portare avanti gli ultimi dettagli burocratici, necessari per la rogatoria internazionale. Un passaggio indispensabile per consentire ai magistrati toscani di volare in Sudamerica e interrogare tredici persone. Uno scenario, quello del rapimento per errore e del trasferimento in Perù, raccontato per la prima volta dal nostro giornale quasi tre mesi fa. La Procura non vuole però escludere nemmeno l'ipotesi, giudicata inverosimile nella prima fase delle indagini, che Kata sia stata presa da un pedofilo o dal cosiddetto "racket dell'elemosina". 

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