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Funerali Napolitano, il figlio Giulio: "Buone battaglie e cause sbagliate"

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«Ha combattuto buone battaglie e sostenuto cause sbagliate». È uno dei passaggi del ricordo che Giulio Napolitano, figlio del Presidente emerito della Repubblica, ha tenuto in Aula durante la cerimonia alla Camera per i funerali di Stato.  Questo, aggiunge il figlio del presidente emerito, «riconoscendo anche i suoi errori». «Non ricordo un solo giorno della vita di mio padre che non sia stato di lavoro - racconta Giulio Napolitano - il suo lavoro era la politica e la politica era per lui era una cosa seria. Richiedeva analisi ascolto e assunzione di responsabilità. Non sopportava la demagogia e la riduzione a urlo della politica. La politica era inscindibile dalla vita quotidiana, la politica era il nostro orizzonte. Ciò non gli impediva di essere un marito e padre affettuosissimo».

 

E ringrazia tutti i presenti nell’emiciclo e anche chi in questi giorni si è recato alla camera ardente in Senato « la vicinanza». «Viviamo questo momento in spirito di unità e condivisione - dice amcora - un deferente ringraziamento va a Papa Francesco per le sue parole e i suoi gesti che ci Hanno emozionato». «La politica era nostro orizzionte quotidiano, ma questo non gli impediva di essere padre e nonno presente e di seguire le nostre iniziative - ricorda il figlio di Giorgio Napolitano - ci ripeteva quanto fossero importanti affetti e allegria. Amava la letteratura, le arti e la musica e cercava di trasmettercene la passione, ma senza forzarci, e provava a seguire le nostre passioni, anche le più lontane da lui. Con mia madre aveva un legame indissolubile, ed era una guida sicura per noi figli e per gli amatissimi nipoti, con una presenza emotiva anche se c’era distanza fisica».

 

Giulio Napolitano menziona poi un disegno di bambino, con la scritta «mio papà fa il deputato al Parlamento», in cui era ritratto seduto con la penna in mano. «Per 50 anni l’ho visto in quella posizione - dice - per lui la politica era scelta etica e motivazione morale, partecipazione fisica ed emotiva, insieme alle persone nelle campagne, nelle fabbriche, nelle piazze a cominciare da quelle della sua amata Napoli, negli uffici, senza mai risparmiarsi. Ogni volta ammiravo la dignità, l’apertura del sorriso a chiunque si avvicinaze, la sua voce, la sua lingua ricca, il tono severo ma a volte stemperato dall’ironia, la ricerca di soluzioni per migliorare vita, ridurre le diseguaglianze, aiutare il Mezzogiorno». «Ha cercato di correggere gli errori ed esplorare strade nuove. Tra queste la partecipazione al Parlamento europeo, al servizio unità europea. Da presidente ha sentito la ricchezza e guardato alla vitale risorsa della Costituzione. Tra le giornate più felici, c’è quella della celebrazione, con orgoglio e fiducia e coscienza critica di quanto si doveva ancora fare, del 150esimo dell’Unità di Italia circondato, dal calore e dalla partecipazione popolare lungo l’intera penisola. Tutti si riconobbero in ciò che ci unisce. Ha sempre sperato e agito per il rinnovamento della politica e delle istituzioni. Ne preserveremo il ricordo», conclude. 

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