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Matteo Messina Denaro è morto nella notte all'ospedale de L'Aquila

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Matteo Messina Denaro è morto nella notte all’ospedale dell’Aquila dove si trovava, ricoverato per un cancro al colon. Il boss era stato arrestato il 16 gennaio scorso in una clinica di Palermo dopo trenta anni di latitanza. Era in coma irreversibile da venerdì scorso e alimentazione era stata sospesa dal momento che Messina Denaro, 61 anni, aveva chiesto di evitare l'accanimento terapeutico. Al capezzale del boss che scontava l'ergastolo al 41 bis del carcere abruzzese c'erano la figlia Lorenza, la nipote Lorenza Guttadauro e la madre del boss, l’ultraottantenne Lorenza Santangelo moglie di "Don Ciccio" Messina Denaro, capomafia della provincia di Trapani alla fine degli anni 80.

Il boss di Cosa Nostra era in carico al team della terapia del dolore dopo la sospensione delle cure per il tumore in fase terminale. Era stato ricoverato in ospedale l’8 agosto scorso, dopo avere sostenuto le cure chemioterapiche nel carcere delle Costarelle, in cui era detenuto in regime di 41 bis.  La sua latitanza era durata 30 anni, finita a Palermo il 16 gennaio 2023, il giorno che passerà alle cronache per essere quello in cui è stato arrestato l’ultimo superlatitante di cosa nostra. Sessantuno anni compiuti ad aprile, il capo del mandamento di Castelvetrano e boss della mafia nel Trapanese era entrato in latitanza nel 1993 in piena epoca stragista con le bombe a Roma, Milano, Firenze ed era uno dei maggiori ricercati al mondo. A novembre di quell’anno si rese responsabile di uno dei fatti di sangue più macabri della sua carriera criminale, organizzando il sequestro del piccolo Giuseppe Di Matteo, 13enne figlio di un pentito, per costringere il padre a ritrattare le rivelazioni rese agli inquirenti sulla strage di Capaci. Il ragazzo venne strangolato e il cadavere sciolto nell’acido dopo una lunga prigionia durata 779 giorni.

Storico alleato dei Corlenonesi di Toto Riina, fu Paolo Borsellino a iscrivere il nome di Messina Denaro per la prima volta in un fascicolo giudiziario nel 1989. Da allora il boss è stato raggiunto da mandati di cattura per associazione mafiosa, omicidio, strage, devastazione, detenzione e porto di materiale esplosivo, furto e numerosi altri reati. Qualche tempo fa è stata anche sentita la sua voce comparsa da un vecchio nastro processuale.

Noto anche come ’U siccu' per la corporatura magra, l’ultimo capo dei capi è stato più volte vicino alla cattura negli anni. Nel 2010 un collaboratore di giustizia dichiarò che Messina Denaro avrebbe assistito a una partita del Palermo allo stadio Barbera utilizzando l’occasione per incontrare altri boss con i quali organizzare attentati dinamitardi contro il Palazzo di Giustizia e la squadra mobile di Palermo. Nel 2015 l’emittente Radio Onda Blu avrebbe diffuso le immagini satellitari di una sua presunta abitazione a Baden in Germania e di una sua auto. Tra legami internazionali in sud America e sospetti di vicinanza alla politica, sarebbe sempre scampato alla cattura. L’arresto è avvenuto la mattina del 16 gennaio quando i carabinieri del Ros lo hanno circondato alla clinica La Maddalena di Palermo dove era in cura per un cancro al colon. L’ex primula rossa fino alla fine ha deciso di non pentirsi.

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