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La Corte europea boccia i respingimenti della Francia a Ventimiglia

Angela Barbieri
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Stop ai respingimenti indiscriminati alle frontiere. La Corte di Giustizia dell’Unione europea boccia i divieti di ingresso dei migranti da parte della Francia al confine con l’Italia. Per i giudici del Lussemburgo la direttiva «rimpatri» va applicata a qualunque cittadino di un Paese terzo che sia entrato nel territorio di uno Stato membro. Anche se il suo soggiorno è irregolare, il migrante deve essere oggetto di una decisione di rimpatrio e deve, in linea di principio, poter beneficiare di un certo termine per lasciare volontariamente il territorio. Insomma, l’allontanamento forzato avviene solo in ultima istanza. È una chiara risposta alla stretta che Parigi ha introdotto recentemente al confine tra Ventimiglia e Mentone.

 

Per la Corte Ue, dunque, in situazioni di una minaccia grave per l’ordine pubblico o la sicurezza interna della Francia i respingimenti sono possibili, ma anche in tali casi vanno rispettate le norme sui rimpatri. In sostanza il respingimento al di là delle frontiere è solo l’ultima "ratio", il che potrebbe portare a una netta riduzione di tale pratica. La Commissione europea prende atto della sentenza e afferma di aver avviato verifiche con gli Stati membri per analizzare le ragioni dell’introduzione dei controlli alle frontiere e se questi siano veramente necessari e proporzionati. Da New York, intanto, a margine dei lavori dell’Assemblea generale dell’Onu, il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, ha ribadito «che l’Italia non è sola, che la migrazione è una sfida comune per l’Unione europea». Michel ha poi riferito di essere «in stretto contatto con la premier Meloni» e di voler inserire il tema all’ordine del giorno del prossimo Consiglio europeo informale del 6 ottobre a Granada. «Sarà l’occasione - ha detto - per vedere cosa possiamo fare come Unione Europea per fornire maggiore sostegno ed essere un partner leale, un attore molto solido nell’affrontare questa sfida comune».

 

Un primo confronto tra gli Stati ci sarà però giovedì prossimo, al Consiglio Giustizia e Affari interni, in cui verrà affrontato il tema della migrazione esterna con un passaggio sul memorandum d’intesa con la Tunisia. Alle critiche degli ultimi giorni si è aggiunto il rilievo dell’Unhcr, l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati: «Il pacchetto e il protocollo - fa notare un portavoce non affrontano la situazione dei rifugiati, dei richiedenti asilo e di altre persone bisognose di protezione internazionale in Tunisia o che arrivano nell’Ue, e riguardano solo la situazione dei migranti in arrivo e in partenza dalla Tunisia». Sono molti però, i governi degli Stati membri che ritengono di dover dare piena attuazione al memorandum voluto da Ursula von der Leyen e Giorgia Meloni. Anche se non mancano le voci critiche, di cui si è fatto paladino l’Alto rappresentante per la politica estera Ue Josep Borrell. Il problema è che fino ad oggi la Ue non ha inviato ancora a Tunisi i 255 milioni di euro promessi, soldi che il presidente Saied attende prima di impegnarsi a fondo nel bloccare i barconi che salpano verso le coste italiane. Intanto, il ministro dell’Interno francese, in passato molto critico con il nostro esecutivo, si ricrede: «L’Italia del governo Meloni ha un approccio europeista» nell’affrontare il problema dei flussi migratori, «bisogna rallegrarsene». E la Francia «è chiaramente d’accordo nel prendere la sua parte di fardello».

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