Ventimiglia, inferno per i migranti: botte e caccia coi droni lungo la frontiera
«In questo momento in città ci sono circa 500 migranti, ma le presenze rischiano di triplicare nell’arco di una settimana: perché da una parte ci sono gli sbarchi e dall’altra i respingimenti. È chiaro che con uno scenario del genere si verrebbe a creare una situazione di imbuto». Non usa giri di parole il sindaco leghista di Ventimiglia, Flavio Di Muro, per descrivere la situazione «grave» che si vive a Ventimiglia, delicata zona di confine tra Italia e Francia. Che pochi giorni fa ha annunciato di voler sigillare la frontiera tra Mentone e la città ligure. «I francesi sono sempre stati duri nei confronti dei migranti. La maggior parte degli agenti della gendarmeria – racconta il direttore della Caritas Christian Papini - è aggressiva non solo con le parole ma anche fisicamente. Due giorni fa una famiglia straniera è stata costretta a “dormire” all’interno di un container al confine: va da sé che nella struttura non c’erano letti. Una madre ha dovuto tenere in braccio tutta la notte il proprio figlio di circa un anno». È solo uno tra i tanti episodi che può raccontare un testimone «privilegiato» come Papini. L’asprezza della polizia d’Oltralpe sui migranti si manifesta in diversi modi e soprattutto con chi prova a entrare in territorio francese. I poliziotti non presidiano solo i classici valichi di frontiera, ma pure nelle aree di montagna: per esempio dove finisce il cosiddetto «Passo della morte» e in altri sentieri più nascosti, presenti sia sul lato italiano sia su quello francese.
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«Parigi, oltre al dispositivo umano – conferma Papini – mette sul campo, anzi in aria, i droni». Strumenti di alta tecnologia che rafforzano ancora di più il controllo capillare della zona. Spesso le verifiche degli agenti d’Oltralpe colpiscono sui treni. Qui le modalità usate dai poliziotti sono più che discutibili. Agiscono in gruppo, circondando gli stranieri. Che quasi sempre vengono immobilizzati o trascinati a forza non appena qualcosa sui loro documenti non quadra. Dunque i migranti avendo la strada sbarrata verso la Francia si riversano a Ventimiglia. Pochi giorni fa, per la precisione lo scorso martedì, la Caritas locale ha registrato il picco stagionale di pasti offerti: ben 260. E le prime due settimane di settembre hanno confermato il trend di crescita. La media estiva, invece, si aggira intorno ai 160-180 utenti. Chi non frequenta questa struttura trascorre l’intera giornata nei pressi della val Roia, lungo le sponde dell’omonimo fiume. Dove i migranti cercano giacigli di fortuna e si lavano. Una manciata di nuclei familiari è ospitata nel Pad (punto di accoglienza diffuso), inaugurato dallo scorso agosto e che può ospitare 20 persone.
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«Qui vive appena il 10% dei migranti che arriva a Ventimiglia. Si tratta di minori, soggetti vulnerabili e famiglie: una sperimentazione che sta dando i suoi frutti. Il problema afferma il sindaco Di Muro - è il restante 90%. Di sicuro non possiamo metterci degli immigrati irregolari che non sono identificati». Che la situazione migranti a Ventimiglia sia critica dal lontano 2015 non ci sono dubbi, però adesso il rischio che diventi insostenibile è più che concreta.
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