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Inflazione e caro vita, i consumi frenano di quasi 4 miliardi

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Sui consumi continua a pesare l’inflazione, tanto che nel II semestre rischia di imprimere una frenata di quasi 4 miliardi. A lanciare l’allarme sono i commercianti che invocano un deciso cambio di rotta nello stesso giorno in cui arriva la convocazione per Cgil, Cisl, Uil e Ugl a Palazzo Chigi il 22 settembre, per un round di confronto presieduto dal ministro delle Imprese e Made in Italy, Adolfo Urso, e a cui parteciperà anche il Mr. Prezzi, sugli interventi per calmierare i rincari causati dalla pressione inflazionistica. "L’erosione del potere d’acquisto e dei risparmi incide sulla spesa delle famiglie, senza inversioni di tendenza, dovrebbe diminuire nel secondo semestre di -3,7 miliardi rispetto ai I semestre", spiegano i tecnici del Centro Europa ricerche per Confesercenti.

 

 

A fine anno questo si tradurrebbe in una crescita complessiva della spesa delle famiglie pari a +0,8%, contro il +4,6% dell’anno scorso. Il calo dell’inflazione - spiega la confederazione - è più lento del previsto, mentre l’aumento tendenziale dei prezzi sembra proseguire indisturbato, rimanendo fisso sopra la soglia del 5% (+5,4% ad agosto). Basti pensare che, secondo le stime dell’Unione nazionale dei consumatori, numerosi beni di prima necessità sono schizzati al +20% rispetto al 2022: lo zucchero ha registrato un incremento del 43,3%, l’olio di oliva del 37,1% e le patate sono aumentate del 25,9% (per menzionare solo la ’top 3’ della classifica stilata da Unc). Questo intacca il potere d’acquisto dei consumatori che a loro volta utilizzano i propri risparmi per mantenere i livelli di consumo precedenti, dovendo però fare i conti allo stesso tempo anche con il costante rialzo dei tassi da parte della Bce.

 

 

Intanto, i fattori propulsivi della ripresa post pandemica "si stanno spegnendo", con gli input da esportazioni e investimenti in calo, legando il Pil a doppio filo con i consumi. La quota complessiva dei consumi sul Pil dovrebbe attestarsi al 59,3%, dal 59,8% dello scorso anno, ma al netto dell’inflazione «darebbe un contributo reale del 58,4%, il più basso dall’inizio del secolo», abbassando la crescita al +0,1%, dall’+1,2% del primo semestre. Su base annua la crescita 2023 si arresterebbe quindi allo 0,7%, contro l’1% fissato come obiettivo nel Def. Il governo sta cercando di correre ai ripari: dopo aver strappato il ’sì’ dell’industria dei beni di largo consumo sul ’Trimestre anti-inflazione, per arrivare a un paniere a prezzi calmierati, ora Urso da appuntamento ai leader dei sindacati a Chigi, per fare il punto sulle misure a tutela dei redditi.

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