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Auto elettriche, i veri dati: perché i veicoli "puliti" per ora sono un flop

Edoardo Romagnoli
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L’auto elettrica per ora è un flop. A dirlo sono i dati. Nel 2022 sui 630 milioni di euro di incentivi statali a disposizione sono rimasti inutilizzati circa 272 milioni di euro con una previsione per quest’anno di 280 milioni (studio Unrae). Sul totale delle auto immatricolate in Italia solo il 3% sono elettriche. Guardando fuori dai confini nazionali le cose non vanno meglio: in Olanda, dove i veicoli elettrici sono molti di più rispetto all’Italia, un sondaggio di VZR rileva che un quarto dei proprietari di una full electric vorrebbe tornare al motore termico. In Francia sarebbero addirittura il 50% e anche in Germania e Norvegia lo scetticismo è dilagante. I motivi sono semplici: l’ autonomia e i tempi per la ricarica. L’autonomia è un problema sia per le citycar sia per le auto a lunga percorrenza.

 

Se per le prime i chilometri a disposizione sarebbero pure sufficienti il problema è rappresentato dalla ricarica. In Italia sulla carta ci sono 45.210 punti di ricarica e 24.942 colonnine, ma spesso sono occupate abusivamente da macchine col motore termico o sono malfunzionanti; in caso di colonnina operativa il problema sono i tempi di ricarica e i costi causati dall’aumento dell’energia elettrica. I fortunati che possono ricaricare in garage si scontrano con i costi degli impianti: si va dai 3500 euro di una wallbox base fino agli oltre 80mila euro degli impianti con ricarica ultrafast.

In più molti utenti lamentano il fatto che l’auto "attaccata" alla spina assorbe circa 2Kwh sui 3 disponibili di un comune impianto casalingo facendo spesso saltare la corrente. Sarebbe necessario un upgrade all’impianto da 6Kwh che però, neanche a dirlo, costa. Per quanto riguarda le auto con un’autonomia maggiore il problema principale rimane il prezzo. Si va dai 60mila euro per un Bmw iX1 con 440 chilometri di autonomia fino agli 85mila euro per un Mercedes Eqe 350+ advanced con 662 chilometri di autonomia. Non solo. Molto spesso i chilometri di autonomia dichiarati non sono quelli reali, perché non tiene conto dell’uso del climatizzatore, luci e tergicristalli. Poi ci sono i tempi di ricarica. Se si compie un viaggio che va oltre l’autonomia dell’auto bisogna mettere in conto lunghe soste per fare "il pieno" alle batterie. Non c’è dubbio che da qui a qualche anno la tecnologia migliorerà e le auto potranno essere più efficienti ma per adesso la situazione è questa.

 

Ma in quale Paese le auto elettriche sono diffuse? In Cina, leader nella produzione di batterie, i veicoli elettrici sono molti diffusi. Però ricordiamo che i cinesi ancora si affidano al carbone come principale fonte per la produzione di energia e, insieme agli Stati Uniti, sono fra i Paesi che non hanno aderito al Protocollo di Kyoto per la riduzione delle emissioni di gas serra. La differenza con l’Europa è che in Cina, anche per una politica di incentivi statali, i veicoli full electric costano molto meno. Mentre nel Vecchio continente, come abbiamo visto, i prezzi sono ancora poco accessibili. Per questo Luca De Meo, amministratore delegato di Renault, ha definito la rivoluzione dell’auto elettrica «una rivoluzione da ricchi». Forse il piano per raggiungere l’obiettivo indicato dal World economic Forum di «ridurre del 75% il numero di auto private» prevede che in futuro l’auto diventi un bene di lusso. I ricchi viaggeranno in auto, gli altri si affideranno ai mezzi pubblici sperando di arrivare a destinazione.

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