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Pomeriggio 5, parla una degli indagati per Kata: "In quel trolley...". Svolta o vicolo cieco?

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Cinque ex occupanti dell'Astor di Firenze sono indagati in relazione alla scomparsa della piccola Kata. Una svolta nell'indagine sulla sparizione della bambina peruviana? Nella puntata di martedì settembre di Pomeriggio Cinque, il programma condotto da Myrta Merlino su Canale 5, parla una delle persone finite sotto inchiesta, una donna lattina che ha portato via dall'ex hotel lo scorso 10 giugno, nelle ore in cui spariva Kata. Lei e alcuni suoi familiari stavano portando via degli indumenti, spiega la donna, che spiega: "Non c'entriamo nulla con Kata, è stata una casualità" il trasferimento dei due trolley nelle ore in cui spariva la bambina, ha detto. 

 

Come detto la Procura di Firenze ha notificato oggi un avviso di garanzia a cinque ex occupanti dell’hotel Astor, dove la piccola viveva con la sua famiglia. L’atto si è reso necessario allo scopo di "accertare la presenza di materiale biologico o genetico e all’estrapolazione di eventuali profili del Dna da borsoni, trolley e da rubinetti di stanze dell’hotel e alla loro successiva comparazione con quello della vittima". Da quanto risulta in una nota della procura, le telecamere il 10 giugno hanno ripreso tre degli indagati mentre uscivano dalla struttura, con un borsone e due trolley, che per dimensioni avrebbero potuto nascondere la piccola. Gli altri due "sono occupanti di tre distinte stanze, nei cui rubinetti dei bagni sono state individuate tracce di presunta sostanza ematica l’11 giugno, in occasione delle perquisizioni effettuate il giorno successivo alla scomparsa di Kata". Tra questi anche gli zii della piccola.

 

A commentare gli ultimi sviluppi della vicenda, in studio da Merlino, c'è anche il giornalista Massimo Lugli, tutt'altro che ottimista sugli ultimi sviluppi. Una svolta? Improbabile, dice il giornalista, questi ultimi eventi "non mi convincono per niente, ogni giorno in un posto del genere esce ed entra di tutto". Insomma, questo nuovo filone potrebbe finire su un binario cieco: solo "un atto dovuto". Sulla ricerca di tracce ematiche, è poi impossibile stabilire a quando risale: "E poi perché Kata avrebbe dovuto sanguinare? Se rapisci una bambina di 5 anni non hai bisogno di colpirla", dice ancora Lugli secondo cui al momento non si intravede un lieto fine su questa vicenda. 

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