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Caivano, raffiche di mitra della Camorra. Don Patriciello: “Sfida allo Stato”

Andrea Bonanni
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Due "stese" in meno di 24 ore. La camorra al Parco Verde di Caivano risponde così al maxi blitz della scorsa settimana che ha visto 400 uomini delle forze dell’ordine battere palmo a palmo il rione dell’hinterland di Napoli. La prima ha scosso la notte del Parco Verde di Caivano, provincia dell’hinterland di Napoli. L’altra, invece, in pieno giorno. In totale nelle due "rappresaglie criminali" sono stati esplosi oltre 20 colpi d’arma da fuoco. «Kalashnikov», per don Maurizio Patriciello, parroco del Parco Verde anche se solo i risultati balistici potranno dare certezza al tipo di armi utilizzate. «Quando ieri sera hanno sparato con i kalashnikov ci volevano le forze dell’ordine, non il maestro», ha detto don Patriciello che già ieri mattina, in un post su Facebook aveva parlato della notte di terrore vissuta nel popoloso e popolare rione di Caivano. «Notte da incubo», ha scritto. Qualche ora più tardi, più o meno quando telecamere e media erano al Parco Verde, un’altra dimostrazione criminale ha scosso le strade del quartiere.

 

 

«I topi si sentono stanati, ma sono convinto che torneranno», commenta ancora il parroco che parla di una «vergogna» per tutti quando lì si spara. Il pensiero di don Patriciello va «ai bambini, agli anziani e agli ammalati che sono ancora terrorizzati. Tanti di loro sono prigionieri in casa e non escono più». Poi rivolge un pensiero ai «fratelli camorristi» a cui «va il mio abbraccio e la mia benedizione e la preghiera di cambiare strada. Loro non vogliono bene a nessuno, neanche ai loro figli. Viviamo ancora una volta un momento terribile». Il don non ha dubbi queste "stese" sono «una sfida allo Stato, come se volessero dire che non hanno paura dello Stato». Perché «all’interno del ghetto il boss è il re e in questo momento in cui lo Stato è arrivato e la presenza si vede nelle strade, la camorra non lo vuole». Ma per il parroco di Caivano «lo Stato non ci lascerà soli, sono convinto ora che qualcosa succederà». Nel frattempo in questi giorni «le forze dell’ordine si stanno facendo in quattro, ma queste persone volano alla velocità della luce, avviene tutto in fretta e poi scappano via».

 

 

E in questo clima i residenti hanno paura. «Viviamo in un vortice che non ha fine», rincara Antonio Annavale, residente del Parco Verde, nel raccontare a LaPresse come si vive a Caivano in uno degli alloggi che dovevano essere provvisori e che, invece, sono in piedi dall’85, anno in cui furono assegnate le case popolari per i terremotati del sisma che colpì l’Irpinia nell’80. Annavale, negli anni, per tutelare il diritto alla casa, ha dato vita a una associazione "Diritti sociali". «Dovevano essere provvisori; dopo i container, scatolette di tonno, siamo stati trasferiti in palazzoni di cemento dove - conclude - ad oggi piove in casa quando è cattivo tempo».

 

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