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Migranti, Lampedusa al collasso e le Ong devono andare in altri porti

Angela Barbieri
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Lampedusa è sempre più sotto pressione a causa degli sbarchi continui di migranti. Nell’hotspot di contrada Imbriacola, in seguito al crescente numero di approdi, nelle ultime si è raggiunta quasi quota 4.300 ospiti. Per questo è stato disposto il trasferimento di centinaia di migranti in altre strutture. Solo ieri sera 250 profughi sono stati portati in altre strutture di accoglienza in Sicilia e sulla Penisola. Questa situazione d’emergenza fa sì che le navi delle Ong ormai da giorni vengano fatte sbarcare tassativamente in altri porti. Eppure queste imbarcazioni che fanno capo alle organizzazioni non governative continuano a chiedere di potersi dirigere sull’isola, come è accaduto pochi giorni fa con la Sea Watch che si è opposta ad andare a Trapani e ha sbarcato i suoi 72 migranti a bordo proprio a Lampedusa. Una chiara violazione delle norme introdotte dal governo Meloni che obbligano queste navi a dirigersi immediatamente verso il porto loro assegnato. Il prefetto di Agrigento due giorni fa ha detto esplicitamente alle Ong che non possono più dirigersi sull’isola più esposta all’esodo dall’Africa.

 

 

Intanto, ieri il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, in vacanza sull’isola delle Pelagie, ha fatto visita al centro di accoglienza gestito dalla Croce rossa italiana, come «segno di attenzione da parte del governo». La richiesta di Urso è stata chiara: «L’Europa deve capire che l’Italia non può essere lasciata sola, questa è la porta d’ingresso dell’Europa e l’Europa deve intervenire con noi». In merito alla gestione dell’hotspot, affidato dal primo giugno alla Croce rossa italiana, Urso ha sottolineato che «sicuramente l’accoglienza è migliorata notevolmente rispetto al passato, siamo di fronte a un numero straordinario, perché un livello così elevato di arrivi, provenienti dalla Tunisia, con barchini, è un numero straordinario. Ho ascoltato il sindaco dell’isola e chi opera all’interno della struttura. Bisogna capire come meglio separare la gestione e il flusso dei migranti dalla vita sociale dell’isola».

 

 

Il sindaco Filippo Mannino, che ha accompagnato Urso nella visita all’hotspot insieme al prefetto di Agrigento Filippo Romano, ha chiesto alla premier Giorgia Meloni di «passare due giorni a Lampedusa con me. Ci sediamo nel mio ufficio dopo aver visitato l’isola e insieme troveremo una soluzione». Critiche sono state le parole di Mannino in merito alla dichiarazione dello stato di emergenza, stabilita ad aprile dal Consiglio dei ministri, che a detta sua «non ha prodotto alcun risultato concreto per Lampedusa, nessuno dei problemi che denunciamo da anni è stato affrontato. Il tema dei rifiuti, ancora oggi scaricati sul bilancio comunale, il tema delle bare per i migranti e dei servizi di onoranze funebri ancora oggi in capo al Comune di Lampedusa, i barchini che deturpano le coste e il mare e mettono in pericolo la navigazione, una nave dedicata per la celerità nei trasferimenti dei migranti verso la Sicilia: nulla. Solo annunci. Occorre percorrere nuove strade. Il ministro dell’Interno ci dica cosa intende fare e soprattutto con quali risorse. La nostra pazienza sta finendo».

 

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