Violenza Palermo, "castrazione chimica subito". Salvini rilancia la proposta della Lega
La castrazione chimica torna alla ribalta. Il ministro dei Trasporti Matteo Salvini ieri, in una diretta Facebook, ha rilanciato la proposta commentando la vicenda di Palermo dove una giovane ragazza è stata violentata da un gruppo di sette giovani. «Uno stupratore o un pedofilo, italiano o straniero che sia, la deve pagare fino in fondo. Siccome secondo me sono dei malati, oltrechè criminali, vanno curati, vanno messi nelle condizioni di non ripetere la loro follia. Quindi quello che c’è già in via sperimentale in diversi Paesi, il blocco androgenico, o castrazione chimica, chiamatela come volete, secondo me in via sperimenta le anche in Italia potrebbe ser vire come disqueste persone che non definisco neanche bestie» ha detto Salvini.
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Ma cos’è la castrazione chimica? È un intervento volto ad interferire con la funzionalità sessuale, solitamente non definitiva, che porta alla riduzione della libido, della pulsione e della funzionalità sessuale operata grazie all'uso di opportuni farmaci (generalmente farmaci che agiscono a livello ormonale o psicofarmaci). Non una novità visto che già nel 2019 la Lega aveva proposto la castrazione chimica farmacologica per gli autori di violenza sessuale. All’epoca presidente del Consiglio era Giuseppe Conte, alla sua prima esperienza a Palazzo Chigi, e il governo era il cosiddetto «gialloverde». E l’emendamento presentato dalla Lega al ddl codice rosso venne votato alla Camera il 3 aprile nonostante la presa di posizione degli alleati di governo del M5S che si schierarono contro la proposta leghista. All’esame dell’Aula l’emendamento venne sostenuto solo da Fratelli d’Italia e Lega, mentre votarono contro il Pd, M5S e Forza Italia, e non passò. La ministra Bongiorno commentò: «Un emendamento per inserire la possibilità di subordinare la sospensione della pena a un trattamento terapeutico o farmacologico inibitorio della libido, su base volontario e quindi non è un trattamento incostituzionale». Alla titolare del dicastero della Pubblica amministrazione rispose l’allora ministro della Salute M5S Giulia Grillo.
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«Sono ministro della Salute e anche un medico - disse Grillo - quindi non posso essere a favore di un provvedimento che riduca l’integrità psicofisica di una persona». Se la posizione di Fratelli d’Italia rimanesse quella del 2019 oggi la proposta della Lega potrebbe trovare una sponda importante per portare fino in fondo la castrazione chimica. Tra l’altro una delle sostenitrici più impegnate su questo fronte, all’epoca senatrice proprio di Fratelli d’Italia, è stata Daniela Santanchè attuale ministra nel governo Meloni. Nel 2019 disse: «La Lega ha annunciato che presenterà un emendamento al "codice rosso" per introdurre la castrazione chimica. Fratelli d’Italia non può che esse re soddisfatta visto che è una nostra battaglia da sempre. Rimane però l’amarezza perché già da tempo que sta misura poteva essere operativa nel nostro ordina mento, visto che nel decreto Sicurezza presentai un emendamento in tal senso e, inspiegabilmente, fu bocciato dalla Lega». Chi non ha cambiato idea è il Pd che ha ribadito la sua posizione dopo le parole di Salvini. «Parlare di malati e per que sto di castrazione chimica come fa Salvini, significa non aver capito nulla della violenza maschile contro le donne, che è un fenomeno strutturale radicato nella cultura patriarcale della nostra società, di cui purtroppo sono imbevuti anche tanti giovani maschi "sani" nel nostro Paese. Serve che la giustizia faccia il suo corso e aiuti le donne, ma soprattutto serve una rivolta culturale». A scriverlo sui social è Cecilia D’Elia senatrice Pd, vicepresidente della commissione Bicamerale d’inchiesta sui femminicidi.