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Violenza di gruppo a Palermo, post social in difesa del branco: chi c'è dietro

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È il giorno degli interrogatori al tribunale di Palermo di tre dei sette arrestati per la violenza di gruppo nei confronti della 19enne palermitana la notte del 7 luglio in un cantiere abbandonato del Foro Italico. Sabato scorso è stato interrogato l’unico minorenne all’epoca dei fatti dal gip del tribunale per i minorenni. Il più giovane degli arrestati ha confessato la violenza e il giudice lo ha scarcerato affidandolo ai servizi sociali. Sono invece ancora in cella i primi tre finiti in manetta a inizio agosto. 

Tra i temi del giorno ci sono i contenuti pubblicati sui social a difesa del branco.Su un profilo TikTok intestato a uno dei ragazzi in carcere sono apparsi post e video con immagini del giovane e scritte che fanno riferimento alla vicenda. "Quando tutta Italia ti incolpa per una cosa privata ma nessuno sa che sei stato trascinato dai tuoi amici", "Con che coraggio la gente insulta gli innocenti", "Per colpa di certe persone non potrò vivere", sono alcuni messaggi riportati dal Corriere della sera. 

I contenuti sono stati prodotti nel periodo fra il 4 agosto e venerdì scorso, quando l'indagato è stato portato in carcere. In quel periodo sapeva di essere indagato perché la procura aveva chiesto per lui la misura cautelare già nella prima parte delle indagini. Misura che inizialmente non venne concessa dal giudice. A pubblicare nelle ultime ore, in concomitanza con l’interrogatorio di garanzia, non è stato dunque l’indagato ma qualcuno a lui vicino che era in possesso dei video. 

Nopn solo. Sono state numerose le segnalazioni arrivate alla Polizia postale di profili social che difendono uno degli indagati dello stupro di Palermo. "Non solo TikTok - dice a LaPresse Marco Cervellini, commissario capo della Polizia di Stato, portavoce della Polizia postale e consigliere dell’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale - anche su altri social sono spuntati questi profili e stiamo monitorando tutto". In assenza di una violazione della policy del social "è difficile che vengano rimossi" contenuti e profili, spiega Cervellini. Molti profili, però sono dei fake, altri, come quello di cui sono arrivate numerose segnalazioni, sono stati aperti dopo l’arresto degli indagati, riprendendo video e contenuti dai loro account. 

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