polemica strumentale
Prezzi benzina, un anno fa erano più alti ma la sinistra taceva
Forse anche a causa delle decine di migliaia di spostamenti sulle strade italiane, che coinvolgono solo in questo fine settimana di controesodo dodici milioni di persone, il tema del costo della benzina è preponderante all’interno del dibattito politico e non solo. L’ultima dichiarazione sulle tariffe del carburante è del senatore di Fratelli d’Italia, Lucio Malan: «Il rialzo del prezzo è determinato in grandissima parte da accordi dei produttori mondiali di petrolio che si riflettono in tutta l’Europa, dove i prezzi italiani sono infatti poco sopra la media.
Il governo comunque è già intervenuto e continua a lavorare per contrastarli, in particolare a favore dei percettori di redditi bassi». Poi Malan piazza la prima di una serie di stoccate: «Va comunque detto no alla strumentalizzazione che viene attuata su questo argomento, che cita come un prezzo di riferimento i 2,70 (euro, ndr) registrati su una certa tratta autostradale. L’esposizione dei prezzi medi - ha aggiunto il senatore - serve proprio a questo: chi si trova di fronte quella cifra può vedere che la media è molto inferiore e andare altrove se proprio non è a secco». È la generalizzazione sul tema che manda su tutte le furie il membro di Palazzo Madama. «Parlare di 2,70 come prezzo normale ha proprio l’effetto opposto. I dati ufficiali dicono invece che con il governo precedente l’anno scorso per ben tre mesi i prezzi medi erano superiori a quello attuale che è 1,939 (non 2,019 che è quello autostradale): a marzo 2022 si era a 2,01, a giugno 2,03, a luglio 1,97». Nel suo intervento Malan ha voluto fare riferimento anche a un altro esecutivo: «Si potrebbe anche ricordare che, ad esempio a luglio 2014, con il governo Renzi, il prezzo della benzina era 1,76 equivalenti a 2,07 di oggi. Eppure né nel 2022 né nel 2014 coloro che oggi fanno catastrofismo dall’opposizione esprimevano alcuna preoccupazione».
In scia alle dichiarazioni di Malan quelle del ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida (FdI), che a margine di un evento del suo partito ha detto: «Il fenomeno del caro benzina? È stato subito attenzionato dal governo». E ancora: «Se uno va in autostrada, al Brennero, a fare la benzina al servito per riempire il camion, è una problematica che bisogna rivolgere più all’imprenditore che non sa probabilmente gestire nemmeno il suo parco mezzi», ha affermato il ministro Lollobrigida.
Inevitabilmente di tutt’altro tenore e avviso le dichiarazioni dei rappresentanti dell’opposizione. Il capogruppo al Senato dell’Alleanza Verdi e Sinistra Peppe De Cristofaro ha attaccato l’esecutivo: «I prezzi dei carburanti aumentano da sedici giorni, proprio da quando il governo ha varato il provvedimento per l’esposizione del prezzo medio regionale dei carburanti nelle stazioni di servizio. Mai avevano raggiunto costi così alti».
Ma non è finita qui: «Solo un governo irresponsabile poteva pensare di bloccare la corsa al rialzo dei prezzi con l’esposizione di un cartello. La Meloni di opposizione gridava contro le accise, la Meloni di governo le lascia e anzi toglie lo sconto messo dai governi precedenti. La Meloni intervenga sulle accise usando l’extra gettito che lo Stato sta incassando». Lo scambio di accuse, quasi con cadenza quotidiana, sul costo di benzina e diesel da una parte e dell’altra è fin troppo evidente. Che sulla popolarità del tema influisca anche la stagione estiva, dunque vacanziera per antonomasia, ci sono pochi dubbi. Resta soltanto da capire se con l’autunno prima e con l’inverno poi continuerà a infiammare l’anima del dibattito politico. Molto probabilmente no.