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Vittori Feltri sta col generale Vannacci: "Ha detto la verità ma ormai è vietato"

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È bufera sul generale Roberto Vannacci, 54 anni, militare di lungo corso rimosso dal comando e da capo dell'Istituto geografico militare di Firenze a seguito delle polemiche sul libro "Il mondo al contrario", auto-prodotto e pubblicato in proprio. Accusato di razzismo e omofobia per i giudizi espressi nel volume, Vannacci viene difeso da Vittorio Feltri un articolo su Libero. Il direttore editoriale del quotidiano ricorda il lungo curriculum militare del generale, dall'Afghanistan all'Iraq, "le sue imprese nell’esercito italiano non si contano neppure".

Insomma, Vannacci è "passato indenne a battaglie sanguinose", ma ora esce "con le ossa triturate" perché "ha avuto l’ardire di dichiarare battaglia al politicamente corretto". Per Feltri il generale ha avuto coraggio perché "il politicamente corretto gode di uno stuolo importante di difensori accaniti, sia a sinistra che oramai anche a destra, a livello globale". "Contro il generale è insorto persino il ministero della Difesa, insomma la sua stessa famiglia, che ha bollato quali 'farneticazioni' le idee messe nero su bianco da Vannacci. Secondo il ministro Guido Crosetto, Vannacci avrebbe «espresso opinioni che screditano l’Esercito, la Difesa, la Costituzione»", si raccorda nell'articolo.

 

"Confesso che io stesso, davanti a queste reazioni indignate, mi sono persuaso che Vannacci fosse colpevole di chissà quale crimine", racconta Feltri, ma "questo povero cristo ha soltanto scritto cose scontate, addirittura banalissime, cose che tutti, o quasi tutti, pensiamo ma che oramai è vietato dire". Come i passaggi su Paola Egonu ("è italiana di cittadinanza, ma è evidente che i suoi tratti somatici non rappresentano l’italianità"). "Il generale è reo di vergare il vero, tuttavia questa non è una colpa e non è nemmeno un delitto. Quindi per quale ragione lo stiamo perseguitando? Il suo libro può piacere. E può anche non piacere. Ma non si può stroncare la carriera di un uomo perbene in quanto ha esercitato semplicemente il suo diritto inviolabile di pensiero, di parola, di espressione", afferma Feltri. 

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