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Crisi Cina, dietro alla "narrazione" c'è Biden: la teoria dell'economista Usa Galbraith

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«La Cina in declino? La nuova narrazione degli Stati Uniti guarda alle presidenziali del 2024». Lo scrive, in un editoriale sul «South China Morning Post», l’autorevole economista statunitense James K. Galbraith proprio nei giorni in cui il colosso cinese Evergrande rischia il fallimento, nell’ambito di una crisi immobiliare che sta attraversando la Cina e che secondo alcuni potrebbe riverberarsi in tutto il mondo. Ma Galbraith sostiene che «la Casa Bianca e gli organi di informazione americani si disperano per il rallentamento economico della Cina e lo presentano come una minaccia», ma l’argomentazione per cui il gigante asiatico «dovrebbe concentrarsi sui consumi invece che sugli investimenti è fallace adesso come lo era 30 anni fa e serve soltanto a rafforzare il senso di superiorità di Washington». A delineare questa narrazione, spiega Galbraith, è proprio Biden.

 

La Casa Bianca, infatti, sostiene che «l’alto tasso di disoccupazione e l’invecchiamento demografico della forza lavoro» fanno della Cina «una bomba a orologeria nel cuore dell’economia mondiale», e lo stesso presidente avverte che «quando i cattivi hanno problemi, fanno cose cattive», senza spiegare, tuttavia, sottolinea l’economista «perché esattamente la disoccupazione e la popolazione che invecchia dovrebbero trasformare la Cina in una minaccia». A puntellare questa narrazione una serie di economisti e opinionisti sui più autorevoli giornali, a cominciare dal «New York Times» e da Paul Krugman.

 

Tuttavia, come fa notare Galbraith, la Cina non è ossessionata dal consumo e dal reddito. La priorità è investire in grandi progetti, senza i quali peraltro i redditi della popolazione crollerebbero, tra cui anche quello della nuova via della Seta. Dunque, «sì, è vero: l’economia cinese sta rallentando. Ma adesso le questioni che la Cina deve affrontare prioritariamente sono altre: l’istruzione, la sanità, l’adeguare le competenze ai posti di lavoro, gli anziani e il taglio delle emissioni di C02». Secondo l’economista americano, questi obiettivi «saranno perseguiti alla maniera cinese: passo dopo passo, nel tempo». Allora, cosa c’è dietro questa nuova narrazione? «Non si tratta tanto della Cina quanto dell’Occidente. Riguarda il nostro vantaggio in campo tecnologico, il nostro sistema di libero mercato e la nostra capacità di esercitare il potere e di tenere a bada tutti i rivali. Si tratta di confermare ciò che agli occidentali piace credere: l’inevitabile trionfo del capitalismo e della democrazia. Una narrazione tagliata su misura per la campagna elettorale del 2024».

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