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Strage di Bologna, una sentenza criticata anche dalla sinistra

Storici esponenti come D'Alema, Carla Rocchi, Manconi hanno espresso perplessità

Giuseppe China
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«Al di là delle differenti sensibilità, e dei pronunciamenti della magistratura, resta il fatto che intorno a quei verdetti non s’è mai diradato l’alone del dubbio. Non solo a destra, giacché ai tempi del comitato "E se fossero innocenti?", negli anni Novanta, c’erano molti nomi e personalità della sinistra ad esprimere perplessità sulla colpevolezza dei condannati. Perché anche senza contare che non ammettevano quel crimine a differenza di tutti gli altri (e avevano ottimi motivi per non farlo, in ogni caso), non tornavano i conti sui ragazzini poco più che ventenni (Valerio Fioravanti e Francesca Mambro; Luigi Ciavardini era addirittura minorenne nell’agosto ’80) divenuti improvvisamente stragisti, e per di più senza mandanti». È quanto pubblicato lo scorso 2 agosto, in merito alla strage di Bologna, dallo storico inviato del Corriere della Sera Giovanni Bianconi, che dell’ex membro dei Nar Fioravanti ha scritto la biografia “A mano armata: vita violenta di Giusva Fioravanti”.

 

Dunque i dubbi sulla verità giudiziaria su uno degli eventi più tragici del Paese non appartengono, come spesso si vuol far credere, solo alla destra. Ma anche a molti che si professano e sono di sinistra. Una circostanza spesso taciuta ma che ha radici lontane. Come testimonia il caso dell’evidente spaccatura dei due storici giornali rossi del Paese. Da una parte Il Manifesto e dall’altra L’Unità. Per essere più precisi all’indomani della sentenza del 19 luglio 1990, quando la Corte di assise di appello di Bologna assolse Francesca Mambro e Giusva Fioravanti, il quotidiano diretto da Valentino Parlato titolò: «Lo scandalo di una sentenza giusta», invece il giornale all’epoca guidato da Massimo D’Alema pubblicò la sua prima completamene bianca, in segno di protesta. Due giudizi diametralmente opposti come ha ricordato la celebre cronista Tiziana Maiolo sul Riformista dell’agosto di tre anni fa.

Siamo dunque al punto di partenza. Sulla strage della stazione di Bologna, come per la maggior parte degli eventi più sanguinari della storia repubblicana, non c’è un accordo storico che abbracci destra e sinistra. E l’ennesima prova è testimoniata dal caso innescato dal post Facebook di Marcello De Angelis, responsabile della comunicazione della Regione Lazio. «Sapere per certo che con la strage di Bologna non c’entrano nulla Fioravanti, Mambro e Ciavardini». E ancora: «Non è un’opinione lo so con assoluta certezza. E in realtà lo sanno tutti: giornalisti, magistrati e cariche istituzionali. E se io dico la verità, loro - ahimè – mentono».

L’ex Prima Linea, oggi segretario dell’associazione Nessuno tocchi Caino, Sergio D’Elia è stato uno dei primi a schierarsi con De Angelis. «Stanno crocifiggendo Marcello De Angelis perché ha espresso la sua convinzione che è comune a quella di molti anche nell’establishment italiano e cioè che Francesca Mambro e Giusva Fioravanti non c’entrano con quella strage. È una verità - ha dichiarato D’Elia- che non può essere svelata perché chi osa farlo viene subito criminalizzato e bollato come depistatore».

 

D’altronde basta rileggere i nomi dei firmatari del comitato "E se fossero innocenti?" per rendersi conto che le perplessità sulla ricostruzione giudiziaria sulla strage di Bologna albergassero anche tra molti personaggi di sinistra. Eccoli: la senatrice Carla Rocchi, Mimmo Pinto e proprio lo stesso D’Elia in qualità di primi firmatari. Tra gli altri aderenti, in totale ben 51, figurano: Sandro Curzi, Giovanni Negri e Luigi Manconi. In scia a quanto sostenuto da D’Elia c’è l’avvocato Valerio Cutonilli, autore con il giudice Rosario Priore del libro "I segreti di Bologna. La verità sull'atto terroristico più grave della storia italiana". «L’imbarbarimento del confronto politico italiano si sta espandendo anche ad altri ambiti. Qualcuno cerca di criminalizzare chiunque osi criticare una sentenza. Come se si trattasse di un testo religioso. Ma la libertà di opinione ha dichiarato illegale Cutonilli - è un valore a cui possono rinunciare solo vili e opportunisti». Sul pensiero espresso da De Angelis è intervenuto anche l’ex presidente della Camera, Luciano Violante: «Se De Angelis conosce i responsabili della strage di Bologna e sa che non sono quelli condannati, avrebbe il dovere di chiarire». Vale inoltre la pena ricordare che Francesca Mambro e Giusva Fioravanti, condannati nel 1995, vennero accolti dai Radicali. A chi domandava a Marco Pannella del suo rapporto con Fioravanti, lui rispondeva: «Se avessi dei figli non esiterei un attimo ad affidargliene la cura e l’educazione». Probabilmente per giungere almeno a un punto d’incontro, realmente condiviso, tra le tante versioni storiche e giudiziarie sulla strage di Bologna non resta che aspettare la desecretazione di tutti gli atti.

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