Musica, dalla scienza il segreto dei tormentoni estivi: perché hanno così successo
Da ‘Italodisco’ dei The Kolors a ‘Mon amour’ di Annalisa, da ‘Pazza musica’ di Elodie e Mengoni a ‘Disco Paradis’ targato Fedez, Annalisa e Articolo 31. Come ogni anno, anche l’estate 2023 è segnata dal successo dei tormentoni musicali, canzoni super orecchiabili che inevitabilmente restano in testa, ritmi che ‘contagiano’ la mente e che, senza volerlo, una volta sentite, continuiamo a canticchiare per un po’. La scienza anglosassone ha dato loro un nome: earworm ovvero ‘tarlo delle orecchie’, anche noto come ‘prurito cognitivo’. “È un fenomeno molto comune, che si verifica anche per i tormentoni estivi, quando non riusciamo a toglierci dalla mente una canzone o un motivetto, che arriva anche a dare fastidio. Un fenomeno legato a meccanismi cerebrali, che sono poi gli stessi coinvolti, anche se in misura diversa, in tante malattie neurologiche”, spiega all’ Adnkronos Salute Stefano Cappa, professore di Neurologia all’Istituto universitario di studi superiori (Iuss) di Pavia.
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“In molte patologie neurologiche - prosegue il neuroscienziato - c’è una disfunzione di questi sistemi cerebrali, le cosidette stereotipie ovvero la tendenza a ripetere gli stessi movimenti o le stesse parole, conseguenza di una disinibizione dei meccanismi che stanno sotto la corteccia cerebrale dovute alla malattia. Nel caso del tormentone musicale non si tratta di una patologia ma l’earworm si verifica perché il nostro cervello ha mantenuto questo meccanismo atavico”. L’esperto cita un esempio su tutti: il Bolero di Ravel: “Ha una struttura fortemente ripetitiva e sappiamo che Ravel un po’ di anni dopo averlo composto si è ammalato di una patologia neurodegenerativa. Dunque - sottolinea - è ipotizzabile che, all’epoca del suo Bolero, avesse già qualche prima manifestazione clinica che, nell’ambito del suo genio musicale, si è espressa con una struttura di tipo ripetitivo”.
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Ma è possibile individuare gli elementi di un brano che lo fanno ‘entrare’ in testa? “Sicuramente ci sono strutture molto evidenti nella musica, come la melodia, che hanno un legame preciso con il funzionamento del nostro cervello”. Così come un ruolo importante è giocato dalla dopamina: “È un neurotrasmettitore mediatore del piacere e della ricompensa, legato al funzionamento dei nuclei sottocorticali che sono alla base di molti dei comportamenti ripetitivi. Quando sento una sequenza ripetitiva acustica o motoria vengono messi in moto questi meccanismi che rispondono a qualche bisogno della nostra mente. Va tenuto presente però - conclude Cappa - che nel fenomeno del tormentone musicale, non ci sono in gioco solo fattori biologici ma anche culturali”.