Salvini disegna il Paese dei prossimi dieci anni: è l'Italia del "sì"
È sempre stato un punto qualificante nel messaggio del Matteo Salvini ministro delle Infrastrutture: la rivendicazione del fare, contro i tanti «no» che, per lunghi anni, hanno rallentato o impedito lo sviluppo infrastrutturale lungo tutta la nostra Penisola. Per questo motivo, ieri il vicepresidente del Consiglio ha promosso, a Roma, un evento, "L’Italia dei sì", non solo per mettere in campo obiettivi e illustrare scansione delle risorse per «disegnare il piano infrastrutturale strategico da oggi al 2032», ma anche per incontrare imprese e associazioni di categoria.
È stato, quindi, un appuntamento dove Salvini ha affrontato sia il dossier di sviluppo infrastrutturale sia, a margine, questioni più propriamente politiche. Occhi puntati, ovviamente, al Ponte sullo Stretto di Messina, quella realizzazione su cui il leader della Lega ha orientato una parte considerevole del suo messaggio. Il bando sarà pronto entro un mese. «A Dio piacendo, se tutto andrà bene, se troveremo i finanziamenti, se verrà reperito tutto il personale necessario, l’anno prossimo di questi tempi, magari questo evento lo faremo sulla sponda siciliana o sulla sponda calabrese, perché l’obiettivo è di aprire i cantieri della più grande opera pubblica al mondo nell’estate 2024», ha spiegato Salvini, e ancora ha risposto alle polemiche secondo le quali la realizzazione dell’opera sarebbe un assist alla criminalità organizzata, in particolare alludendo agli allarmi di Don Luigi Ciotti. «Il Ponte stretto di Messina –ha detto il ministro- è la più grande opera antimafia da decenni. Mi spiace che un signore in tonaca abbia detto che il ponte non unisce due coste ma due cosche. La mafia si contrasta con il lavoro e lo sviluppo».
Il vicepremier, inoltre, ha posto l’accento su quella che sarà «un’enorme operazione di messa in sicurezza del nostro ne». Infatti, «se dobbiamo diventare autonomi non possiamo precluderci nessuna fonte di produzione energetica». E ancora: «Sono un nuclearista convinto, ma non per tifo: noi siamo circondati da Paesi che producono energia tramite nucleare e hanno un vantaggio competitivo. Se tornassimo nella famiglia del progresso, come auspico e cercherò di fare, in 7 anni si avrà un primo reattore. Le nostre aziende devono competere con decine di realtà di programmazione e produzione. Mi fa imbestialire che ci sono aziende e ricercatori italiani che vanno all’estero a costruire ciò di cui abbiamo bisogno nel nostro Paese». Quanto alle risorse del Pnrr, «faremo tutto quello che è previsto, se poi alcune opere saranno finanziati con fondi europei o italiani poco cambia».
Insomma, «l’Italia sta ragionando in grande, a medio-lungo termine. «Se mi lasciano aprire i cantieri che voglio aprire si crea, nell’arco dei prossimi anni, il famoso milione di posti di lavoro di qualche anno fa: fra metropolitane, ponti, porti, aeroporti, strade, autostrade, ferrovie sarà ampiamente superato - ha aggiunto il ministro - Confidiamo che i prossimi 5 anni ci vedano vivere una rivoluzione pari a quella del secondo Miliardi Gli investimenti nei prossimi anni solo di Ferrovie di Stato e Anas per manutenzione ordinaria, straordinaria e nuove opere dopoguerra». In quest’ottica, fondamentale è la stabilità di governo. Salvini ha dedicato alcune constatazioni a margine: «Come per gli affitti, mi prenoto per la formula 5+5 senza possibilità di recesso a meno che non lo vogliano gli italiani. Con Giorgia (Meloni n.d.r) e gli alleati di Forza Italia mitrovo benissimo. Ho tutta l’intenzione che il governo vada fino in fondo».