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Orlandi, spunta un nuovo documento. "Se autentico...": chi inchioda Nicotri

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Il caso di Emanuela Orlandi è tornato sotto la lente di ingrandimento dopo quarant'anni. Sebbene la pista familiare non sia la più battuta, c'è chi torna a parlarne, svelando l'esistenza di un nuovo documento che, se autentico, potrebbe smentire la versione della sorella Natalina che, in conferenza stampa, ha negato il coinvolgimento dello zio della cittadina vaticana scomparsa Mario Meneguzzi e assicurato: "Con mio zio non c'è stato nulla. Da lui solo avances verbali". A svelare questo retroscena è stato il giornalista Pino Nicotri in un articolo pubblicato su BlitzQuotidiano. 

 

 

"Gli inquirenti stanno cercando di trovare l’originale e gli annessi allegati di un documento che, se autentico e non polpetta avvelenata, manderebbe drammaticamente in frantumi la versione riduzionista che Natalina Orlandi nella conferenza stampa dell’11 luglio ha dato delle avances di suo zio Mario Meneguzzi", scrive Nicotri. Stando a tale documento, il primo a riferire direttamente ai carabinieri delle avances sarebbe stato il 30 agosto 1983 Andrea Ferraris, il fidanzato di Natalina Orlandi. 

 

 

"Sarebbero quindi state queste asserite confidenze a mettere in moto il meccanismo sfociato nei successivi giorni del settembre ’83 nelle ormai note conferme arrivate dal Sudamerica da parte dell’ex confessore e consigliere spirituale dell’intera famiglia Orlandi, monsignor José Luis Serna Alzate. Conferme delle avance, della paura suscitata in Natalina e dell’annessa minaccia di farla licenziare dal lavoro nel Parlamento italiano se ne avesse anche solo parlato", si legge ancora. Se il documento è vero, "dimostrerebbe che alla magistratura italiana la pulce nell’orecchio, cioè i sospetti su zio Mario, è stata messa tramite i carabinieri dallo stesso fidanzato di Natalina", aggiunge Meneguzzi.

 

 

Le conseguenze? Il documento dimostrerebbe che quanto detto dal fratello della ragazza scomparsa, e cioè che i magistrati sospettavano di suo zio al punto da farlo pedinare solo perché temevano che potesse consegnare di persona ai rapitori di sua nipote Emanuela i soldi dell’eventuale riscatto, è falso. 

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