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Von der Leyen esalta il "modello Tunisia" priorità è l'energia

Edoardo Romagnoli
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 Il modello di cooperazione «vincente per tutti» esiste già ed è quello che è stato firmato, la scorsa settimana, da Bruxelles e Roma con la Tunisia. Un accordo «basato su solidarietà, sovranità e responsabilità condivise». Il rapporto fra la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, e il presidente del Consiglio Giorgia Meloni è sempre più amicale. E a dimostrarlo non è solo la forma, le due durante la conferenza internazionale alla Farnesina si chiamano per nome scambiandosi affettuosi gesti di intesa, ma soprattutto nei contenuti. La strada indicata dal governo italiano ha convinto anche l’Unione europea. E il «Processo di Roma», come l’ha ribattezzato Meloni, non fa eccezione.

 

«ll Processo di Roma è un’opportunità per fare squadra: un nuovo forum per capirsi meglio, identificare gli interessi comuni e i bisogni reciproci e trovare soluzioni reciprocamente vantaggiose». E «i vantaggi reciproci sono evidenti, dal clima alla transizione verso l’energia pulita». Un nuovo modello quindi anche perché, come ammette von der Leyen, fino a oggi «la cooperazione fra Nord e Sud, Est e Ovest del Mediterraneo, non è sempre stata la norma». Da problema dei Paesi di frontiera ora è diventato un problema di tutta l’Unione. Non è poco. L’obiettivo è sempre quello:fermare lo sfruttamento «della sofferenza umana da parte di reti criminali» impedendo la «tragica perdita di vite umane nel Mediterraneo».

Da dove iniziare? Dall’energia pulita. Von der Leyen ha ricordato come l’Europa ha posto fine alla dipendenza energetica dalla Russia e ha iniziato a investire nella produzione di energia pulita. Una produzione che «in Europa costa, nella migliore delle ipotesi, 10 centesimi per chilowattora ma in Tunisia, ad esempio, potrebbe costare solo 2 centesimi». Non è un mistero che la Tunisia gode di vento e sole in abbondanza e avrebbe un grande vantaggio competitivo. D’altronde l’Europa ha interesse a investire in Tunisia e la Tunisia «ha interesse a sviluppare capacità di consumo interno e di esportazione». Una situazione che la numero uno della Commissione europea ha definito «win win». Il Mediterraneo potrebbe diventare una «potenza energetica globale» ha auspicato la presidente von der Leyen. Ma non solo. L’Europa ha stretto «partnership sull’idrogeno con l’Egitto e il Marocco» che insieme al Global Gateway, il piano da 300 miliardi di euro per sviluppare infrastrutture, fisiche e digitali, in tutto il mondo, può creare un «ponte tra le due sponde del Mediterraneo».

 

Il Vecchio Continente punta anche su nuove modalità di ingresso con il «Talent Partnership» con l’obiettivo di sviluppare nuove competenze e la creazione di nuove opportunità di lavoro e formazione per quei giovani che «vogliono vivere i loro sogni ma non vogliono mettere le loro vite nelle mani di contrabbandieri e trafficanti senza scrupoli» ha ricordato von der Leyen. La nuova strada è tracciata. Per risolvere alla base il fenomeno della migrazione bisogna risolvere le cause che la provocano con un rapporto «alla pari» con i Paesi di partenza e di transito.

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