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Conferenza migranti, via al "Processo di Roma": Italia ponte d'Europa

Gianni Di Capua

È iniziato il «Processo di Roma». Ieri alla Conferenza internazionale su sviluppo e migrazioni alla Farnesina si è aperta una nuova fase nella politica migratoria dell’Unione europea e Roma è il «ponte» di questa alleanza. «Quello che inauguriamo oggi è un dialogo alla pari basato sul reciproco rispetto» ha detto Giorgia Meloni. Seduti intorno al tavolo i leader di quasi tutti gli Stati della sponda sud del Mediterraneo allargato, del Medio Oriente del Golfo, gli Stati Ue di primo approdo e alcuni partner del Sahel e del Corno d’Africa, i vertici delle Istituzioni europee e delle Istituzioni finanziarie internazionali.

«Noi lo consideriamo l’inizio di un percorso che ci piace chiamare "Processo di Roma" che deve rafforzare sempre di più il dialogo fra noi ma anche essere aperto ad altri contributi» ha detto il premier anticipando che le conclusioni della conferenza saranno inviate al segretario generale Onu. Per il padrone di casa Antonio Tajani «Roma vuole essere crocevia di dialogo e confronto tra popoli che vogliono costruire insieme una nuova stagione» per fare in modo che «il Mediterraneo non sia un cimitero di persone».

 

Davanti ai capi di Stato di Tunisia, Emirati Arabi, Mauritania, Libia e Cipro ai primi ministri di Libia, Etiopia, Egitto, Malta, Giordania, Nigeria, Algeria e Libano, Meloni ha osservato che si è avviato un percorso in grado «di attuare misure concrete per la crescita e lo sviluppo del Mediterraneo allargato e l’Africa per affrontare le cause profonde dei flussi irregolari e per sconfiggere l’attività criminale dei trafficanti di essere umani».

I pilastri della road map sono: il contrasto all’immigrazione illegale; governo di flussi legali di migrazione; sostegno ai profughi e ai rifugiati e, soprattutto, una cooperazione ad ampio raggio per sostenere lo sviluppo in Africa e più in generale nei Paesi di provenienza delle rotte dei migranti, affrontando alle radici le cause profonde delle grandi migrazioni.

Per farlo «mi piacerebbe che ci dessimo un obiettivo anche di medio termine di un fondo per lo sviluppo che però preveda una novità fondamentale e cioè che la sua gestione, come utilizzarlo, si decida con il contributo fondamentale dei Paesi che ne utilizzeranno le risorse» ha sottolineato Meloni. Un’idea che ha visto subito l’adesione degli Emirati arabi uniti con una donazione di 100 milioni di euro.
Soddisfatto anche il presidente tunisino Kais Saied: «Italia e Tunisia hanno un futuro in comune. Non accetteremo che la Tunisia sia un corridoio o un luogo di insediamento per gli immigrati».

 

Mentre per il primo ministro egiziano Mostafa Madbouly è necessario affrontare il problema dell’immigrazione da tutti i punti di vista, «adottando una visione integrata» e programmi di sviluppo che Milioni di euro La donazione degli Emirati arabi uniti perla cooperazione scoraggino i giovani africani a partire. Parlando di Egitto, durante la conferenza stampa a fine giornata, è arrivata la domanda su Regeni a cui Meloni ha risposto chiaramente: «Non considero» il caso della morte di Giulio Regeni una «questione archiviata e continuo a occuparmene come ho fatto con Zaki, pur senza parlarne con voi».

Per il primo ministro del Governo di unità nazionale libico (Gun) Abdulhamid Dabaiba «un migrante che lotta contro la morte è un fatto che non possiamo più accettare. È un momento cruciale per affrontare le questioni dello sviluppo e delle migrazioni. Oggi in Libia ci sono 2 milioni di migranti», ha detto il premier. «Siamo riusciti a ridurre il numero degli sfollati interni della guerra, che oggi sono 105 mila», ha aggiunto Dabaiba, parlando del progetto di «riconciliazione nazionale». «Il ministero della Difesa ha lanciato un’importante operazione contro le reti di contrabbando di carburanti e di traffico di esseri umani, una mossa contro questi criminali che ci ha permesso di arrestare centinaia di persone», ha aggiunto il premier libico, ringraziando il governo italiano per la priorità assegnata a questo fascicolo.