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Veronesi licenziato dal festival Puccini: "Comunisti degni di Pol Pot"

Christian Campigli
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Una vicenda surreale. Un paese legato a doppio filo ad una volontà autodistruttiva fuori dal comune. Che, in nome di un ideale politico, è pronto a calpestare tutto e tutti. Anche la nostra cultura e chi, con difficoltà, prova a tramandarla. Il maestro Alberto Veronesi è stato licenziato dopo il caso della Bohème eseguita con la benda. Non dirigerà più al festival Puccini, a Torre del Lago in provincia di Lucca, e non sarà sul podio per le rimanenti tre repliche de La Bohème.

 

"Il Presidente del Festival Puccini, che ieri mi ha mandato una lettera di licenziamento (ufficialmente con la giustificazione ridicola che sarei arrivato in ritardo a una prova) ha gettato la maschera - ha raccontato il maestro Veronesi - Ha boicottato il Concerto di inaugurazione dell’11 luglio, peraltro seguito da cinquemila persone, perché era prevista l’esecuzione dell’Inno a Roma, opera scritta da Puccini, mentre ha organizzato una bohème dove i protagonisti fanno il pugno chiuso per tutta l’opera, questi non scritti da Puccini. E chi non si allinea, chi vuole proteggere Puccini, chi contesta le strumentalizzazioni come il sottoscritto, viene licenziato. Cosa ne deduciamo? Che questo affezionato membro del Comitato Celebrazioni non intende celebrare Puccini, di cui probabilmente non frega nulla, ma celebrare la propria fede politica di sinistra. Ora, lo chiedo al MIC, il finanziamento ai partiti è stato abolito, ma è giusto fare finanziamento all’arte che fa propaganda politica di partito? È giusto obbligare comparse e coristi ad alzare il pugno chiuso? Forse si, ma allora devi organizzare anche una regia con idee opposte, perché se decidi di fare propaganda politica non puoi sottrarti alle leggi della par condicio. Il sottoscritto, che ha diretto l’opera ad occhi chiusi, come faceva Von Karajan peraltro, è stato licenziato. Forse perché ha cercato di difendere Puccini e si è dissociato da una regia diversa da quella concordata?".

 

Alberto Veronesi poi punta il dito con il vero motivo del suo licenziamento: la politica. "Il Comunismo, sconfitto dalla storia e dalle elezioni, riemerge in forma coatta nella forma di una regia lirica. E con un Presidente dittatore degno erede di Pol Pot". Durissima la presa di posizione di Fratelli d'Italia. "Tutta la nostra solidarietà al maestro Alberto Veronesi - hanno sottolineato il deputato Alessandro Amorese e il consigliere regionale Vittorio Fantozzi - Noi siamo sempre contro la cancel culture, a differenza di coloro che sostengono Gayral e attaccano Beatrice Venezi per aver eseguito un'opera autentica, e non un riadattamento, del Maestro".

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