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Testamento Berlusconi, cambia tutto: perché "impugnarlo è un'impresa"

Il testamento di Silvio Berlusconi sarà studiato nelle università per formare avvocati e notai del futuro. Ne sono convinti gli avvocati Stefano Bombelli e Marco C. Petrassi che in un articolo pubblicato su Libero spiegano come le ultime volontà del fondatore di Forza Italia, finite sotto la lente per alcune presunte anomalie contenute nel documento presentato da Marta Fascina con i famosi "legati", i lasciti da 100 milioni di euro a lei e Paolo Berlusconi e da 30 per Marcello Dell'Utri, siano in realtà un capolavoro. Insomma, è un testamento modello quello del Cav "e ora impugnarlo è un'impresa", titola il quotidiano. 

La forma è sostanza. Berlusconi ha disposto: "Lascio la disponibile in parti uguali ai miei figli Marina e Piersilvio. Lascio tutto il resto in parti eguali ai miei cinque figli Marina, Piersilvio, Barbara, Eleonora e Luigi". Questo vuol dire che "il testamento non distingue né elenca tra i beni; tutti i beni cadono in comunione, sebbene con quote diverse. A Marina e Pier Silvio, i due figli maggiori, toccherà di più e le loro quote conteranno, insieme, il 53% del patrimonio complessivo. La disposizione ha, evidentemente, una ricaduta anche su Fininvest e le altre società di cui Silvio Berlusconi era socio di maggioranza. È interessante osservare come. Berlusconi premia i primi due figli e, di fatto, li investe dell’onere di continuare il business dopo di lui", spiegano i due legali.

 

Insomma, il Cavaliere ha indicato la leadership ma agito con equilibrio. "È questo il metodo seguito da Silvio Berlusconi, che già in vita aveva peraltro attribuito ai cinque figli, secondo un complesso sistema di holding familiari, il 36% delle azioni di Fininvest. A ciò va aggiunto che, per la successione nel 61% ancora in suo controllo alla morte, il fondatore di Fininvest non ha scelto per nessuno dei figli una proprietà solitaria, preferendo il ricorso alla comunione ereditaria". Cosa vuol dire? Che ciascuno dei cinque figli "ha una porzione di ogni singola azione ereditata dal padre. Il diritto di voto della singola azione dovrà quindi essere esercitato secondo le linee, se non decise, quanto meno discusse da tutti i figli".

 

Gli eredi potranno in seguito accordarsi per una divisione: "La diversità dei pesi delle quote dovrebbe ovviamente favorire la formazione delle maggioranze nelle assemblee, anche nel caso in cui si creino due schieramenti contrapposti tra figli del primo e del secondo matrimonio. Tuttavia, il vincolo della comunione tra i figli su ogni singolo bene (inclusi quelli più importanti) dovrebbe scoraggiare gestioni della maggioranza (Marina e Piersilvio) in danno alla minoranza (Barbara, Eleonora e Luigi) e, invece, favorire una conduzione comunque condivisa". Insomma, un capolavoro di equilibrio e lucidità tanto che "si tratta di una successione che verrà studiata sui banchi universitari", spiegano i due legali.