Abbattimento

Trento, “provvedimento sproporzionato”. No all’abbattimento degli orsi

Animalisti in festa. Il Consiglio di Stato, con una serie di ordinanze depositate oggi, ha accolto il ricorso delle associazioni pro-animali e ha sospeso l’abbattimento degli orsi Jj4 e Mj5 disposto dalla Provincia autonoma di Trento. «Il provvedimento che dispone l’abbattimento dell’animale appare sproporzionato e non coerente con le normative sovrannazionali e nazionali che impongono l’adeguata valutazione di misure intermedie, ferma restando la disposta captivazione a tutela della sicurezza pubblica», le motivazioni dietro la scelta.

 

 

«Secondo tutti i riferimenti normativi e giurisprudenziali può ricorrersi all’abbattimento dell’animale solo nell’ipotesi, estrema e di rara verificazione, di impossibilità oggettiva, non solo temporanea e soggettiva, da valutarsi secondo i criteri generali dell’ordinamento giuridico, di ricorrere ad azioni meno cruente», sottolineano i giudici amministrativi. E «nel caso in questione, il provvedimento impugnato in primo grado esorbita dal suddetto perimetro in quanto delibera l’abbattimento dell’animale senza avere adeguatamente valutato l’efficacia di misure intermedie idonee a salvaguardare l’incolumità pubblica senza sacrificare la vita dell’animale, bene giuridico oggi costituzionalmente protetto». 

 

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Il Consiglio di Stato richiama poi «l’allarme sociale destato dai drammatici episodi ultimamente occorsi» che «se legittima il rafforzamento delle misure preventive diverse dall’abbattimento, non può incidere sulle valutazioni dell’amministrazione che deve continuare ad ispirarsi rigorosamente ai già citati criteri di legge al fine di trovare il punto di equilibrio ispirato a proporzionalità». Quindi «proprio in virtù delle lamentate carenze strutturali e nell’asserita situazione emergenziale, era compito dell’Amministrazione quello di valutare ogni misura intermedia tra la libertà e l’abbattimento dell’animale e, quindi, anche l’ipotesi del trasferimento in una struttura diversa da quelle di proprietà della Provincia, eventualmente anche fuori dal territorio nazionale». Un duro colpo per Maurizio Fugatti, presidente della provincia di Trento, che aveva decretato l’abbattimento dei plantigradi.