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Berlusconi, "anomalie nella scrittura". I dubbi della grafologa sul testamento

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“Evidenti differenze nella grafia, segni ed anomalie” ne è certa Patrizia Giachin, grafologa forense intervistata da Il Giorno sul testamento di Silvio Berlusconi. "Il documento del 2022” – quello consegnato dalla compagna del Cavaliere, Marta Fascina, al notaio Arrigo Roveda - “è pieno di elementi che andrebbero approfonditi”. Si infittisce così il mistero delle ultime volontà dell’ex premier, scomparso lo scorso 12 giugno. E l’esperta, da tempo consulente del tribunale di Modena, espone i suoi dubbi sul testo redatto da Berlusconi prima del suo ricovero al San Raffaele nel gennaio 2022, scritto in cui il fondatore di Mediaset stabiliva un lascito di 100 milioni di euro al fratello Paolo, uno della stessa entità alla compagna Marta Fascina e 30 milioni a Marcello Dell’Utri. 

 

Le differenze “più evidenti” riguarderebbero “le parole "Dalle", "Berlusconi", "per", "quello" e "papà": dove compaiono tratti d’avvio e segni aggiuntivi che meriterebbero ulteriori e più approfonditi esami grafologici, magari analizzando gli originali”. Segni “anomali” imputabili, secondo Giachin, a un’indecisione o un’insicurezza “assolutamente non presente nella grafia degli altri due testamenti”. Dubbi su dubbi, discordanze su discordanze. La più evidente di tutte, prosegue Giachin, “è la firma” che nei due testamenti precedenti – quelli del 2006 e del 2020 – “è ampia, molto più grande del resto del testo, con la S e la B molto larghe e marcate”. Nel documento del 2022 invece “si contrae in una sorta di sigla con solo una S seguita da una B e alcuni segni molto ristretti. La personalità che emerge da questa firma contrasta nettamente con quella che emerge dagli altri due testamenti".

 

Ci sono anche altri elementi che pongono più di qualche interrogativo. C’è il numero 2 “presente nell’intestazione” e “tracciato in maniera nettamente diversa” rispetto agli altri scritti lasciati da Berlusconi. La parola “milioni” che risulta “scritta in tre diversi modi nel giro di sole tre righe” e presenta una “netta differenza di dimensione e posizione di quella al punto 2, in riferimento alla donazione destinata a Marta Fascina”. C’è poi un errore nella grafia del nome del secondogenito, Pier Silvio, scritto in una sola parola e con due esse. “Elemento molto insolito” – ha sottolineato l’esperta – “perché un padre difficilmente sbaglia il nome del proprio figlio, soprattutto in un testamento”.

 

Cosa succede adesso? A giudicare dalla volontà dei figli ed eredi non ci sarebbe nessuna controversia all’orizzonte. Le criticità segnalate dalla grafologa rimarranno tali o testimonieranno, come sottolineato dalla stessa Giachin, solo l’età avanzata di Berlusconi e la sua difficile condizione psicofisica. Ma qualora uno dei figli volesse, potrebbe impugnare il testamento: “Ci sarebbe parecchio lavoro per i consulenti grafologici, che dovrebbero effettuare analisi approfondite degli originali con indagini strumentali e comparazioni con altri testi autografi”. E in questo caso, dice Giachin, potrebbe entrare in scena la cosiddetta “mano guidata”, la presenza cioè di una persona terza al momento della scrittura del testamento e la stesura del documento contro la volontà dell’estensore. “Elementi che, se accertati, possono portare all’annullamento del testamento” ha concluso la grafologa.

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