Santanchè: mai avuto un avviso di garanzia. Ma la Procura: è indagata
«Giuro sul mio onore che non sono stata mai raggiunta da alcun avviso di garanzia». Daniela Santanchè si difende nell’aula del Senato, ma nel pomeriggio però fonti della Procura di Milano fanno sapere che la ministra risulta indagata almeno dallo scorso novembre per bancarotta e falso in bilancio. L’iscrizione nel registro degli indagati non è più secretata. Lo è stato per un periodo di tre mesi non rinnovabili come prevede il codice di procedura penale per scelta degli inquirenti che hanno ravvisato «specifiche esigenze attinenti all’attività di indagine». Motivo per cui l’istanza presentata a inizio anno dai suoi avvocati per verificare il suo eventuale stato di indagata aveva dato esito negativo. Dalla maggioranza però fanno sapere che «non cambia niente».
Caso Santanchè, iscrizione nel registro degli indagati non è più secretata
Ma torniamo alla cronaca. In aula sono presenti tutti i ministri, non c’è il presidente del Consiglio Meloni che si trova in Polonia. A presiedere la seduta Ignazio La Russa, anche lui coinvolto da «Report» nell’affaire Visibilia nella presunta veste di avvocato della società e del fondo Negma. Sui palchi il figlio della ministra del Turismo e i sei dipendenti della società chiamati dal Movimento 5 Stelle ad assistere alla seduta. Quarantacinque minuti di intervento, in piedi fra Maria Elisabetta Casellati e Matteo Salvini, in un silenzio insolito per Palazzo Madama che si interrompe verso la fine quando la ministra guardando i b a n c h i dell’opposizione rivela: «Mi fa sorridere che le critiche più feroci vengono da molti che in privato hanno tutto un altro atteggiamento nei miei confronti. A volte fa anche piacere prenotare nei locali di intrattenimento che io ho fondato. Ma io sono felice di farlo. E mi fermo qui per carità di patria...».
Andiamo con ordine. L’inchiesta di «Report» muoveva principalmente quattro accuse alla ministra: 1. Una malagestione, che avrebbe comportato un falso in bilancio dal novembre 2022, di due aziende di cui non è più proprietaria, ossia Visibilia e Ki Group. Il dissesto delle aziende però non avrebbe impedito a lei e al suo compagno, Dimitri Kunz, di ricevere lauti bonus e stipendi; 2. Il mancato pagamento del tfr, il trattamento di fine rapporto a degli ex dipendenti licenziati; 3. Aver fatto lavorare una dipendente in cassa integrazione a zero ore, una circostanza che configurerebbe un reato grave come quello di truffa ai danni dello Stato; 4. L’intervento di un fondo straniero, «Negma» di Dubai, di cui non si conoscerebbe la proprietà, per salvare l’azienda. Accuse che Santanchè respinge al mittente smentendo di aver ricevuto un avviso di garanzia e attaccando il quotidiano «Domani» che ha pubblicato la notizia di un’inchiesta che la vedrebbe coinvolta. Le inchieste sarebbero solo un modo per mettere a rischio «la ristrutturazione in corso» delle sue imprese.
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Poi lancia un messaggio al suo grande accusatore: Giuseppe Zeno, finanziere di origini campane adesso residente alle Bahamas. «Ci saranno indagini grazie alle quali con registrazioni vocali saranno chiare le finalità che lo hanno ispirato». In pratica la ministra sostiene che Zeno l’accusa dopo averle fatto «richieste irricevibili» che lei ha rifiutato. Sul dissesto della Ki Group si smarca sostenendo che non ha mai «avuto il controllo nelle imprese dell’alimentare e biologico», la dimostrazione sarebbe nel fatto che le quote di partecipazione «non hanno mai superato il 5%». Sui bonus Santanchè conferma, ma specifica che era il periodo in cui la società era in utile, mentre fra il 2019 e il 2021 avrebbe incassato solo 27mila euro lordi totali, in pratica meno di 9mila euro l’anno. Sugli stipendi e i tfr arretrati replica che non riguardano il periodo in cui era coinvolta direttamente nella gestione dell’azienda, ma che «è scritto nell’accordo di concordato» che verranno pagati. Sull’intervento di Negma la ministra rivela che avevano offerto il loro aiuto e che «non abbiamo avuto motivo per non accettare». Mentre sulla dipendente che avrebbe continuato a lavorare durante la cassa integrazione a zero ore prima smentisce, poi però annuncia che Visibilia avrebbe già deciso di sanare la questione. La sensazione è che la storia non sia finita qui.